Successo ad Alba per Food For Food e già si pensa al 2024

Food For Future Festival è stato un successo e si parla già della nuova edizione. L’iniziativa, voluta dalla Città di Alba, in collaborazione con Luciano Tona (cuoco e Ambasciatore di Alba Città Creativa Unesco) e con la giornalista enogastronomica Sarah Scaparone, ha portato per due giorni nel Teatro Sociale di Alba una platea di curiosi e appassionati del mondo gastronomico. 40 relatori, 11 panel, 9 talk dedicati al paese ospite (la Francia) hanno animato l’iniziativa conclusasi lunedì con l’annuncio dell’Assessore al Turismo della Città di Alba, Emanuele Bolla, del lancio della sua seconda edizione.

Tanti i temi trattati nell’ambito di un congresso che ha saputo innovare nel format: un teatro che si trasforma in sala da ristorante, 10-15 minuti a testa per esprimere i concetti fondamentali legati al futuro della gastronomia attraverso esempi personali e imprenditoriali, un ritmo incalzante, coinvolgente. “Un format – spiegano gli organizzatori – capace di rimettere al centro della tematica gastronomica la parola con riflessioni fuori dal cucinato, attraverso chiacchiere informali, intime. Un festival che ha portato la cultura gastronomica al centro della discussione con i protagonisti del sistema chiamati a ragionare su temi che spesso hanno rivelato lati comuni”.

La domenica del Festival si è aperta con un dibattito sulla pasticceria in cui le giovani generazioni rappresentate da Christian Marasca (Zia*, Roma) e Maicol Vitellozzi (Torino) hanno evidenziato come sia nei laboratori che nella ristorazione ci sia un ritorno alla classicità.

Tematiche e discorsi che rivelano approcci e problematiche comuni all’intero mondo della ristorazione come avviene il 27 novembre quando sul palco di Alba sono stati chiamati a raccontare la loro visione di cucina gli chef e i pasticceri francesi. 13 stelle complessive quelle di Blanche Loiseau (Loiseau du temps, Besançon), Boris Harispe (L’Abissiou*, Sable-d’Olonne), Kazuyuki Tanaka (Racine**, Reims), LoÏc Villemin (Toya*, Faulquemont), Jérôme Jaegle (Alchémille*, Kaysersberg-Vignoble), Muriel Aublet-Cuvelier (chef e pasticcera, Parigi), Jérôme Schilling (Lalique**, Bommes), Marius Dufay (Mirazur***, Mentone), Régis Marcon (Restaurant Marcon***, Saint-Bonnet-le-Froid), un unico grande pensiero comune: quello che la Francia sia stata e resti un Paese dalla grande storia gastronomica e culinaria e dalla forte identità, ma c’è dell’altro.

Potremmo dunque riassumere così il confronto con i colleghi d’oltralpe: la Francia continua ad avere una grande considerazione nel patrimonio gastronomico e su questa base costruisce grandi rapporti con altri paesi, ma oggi è alle prese con una nuova visione. L’alta ristorazione in Francia sta diventando un baluardo contro l’incertezza delle trasformazioni sociali, delle tensioni che percorrono il paese stremandolo. Andare oggi in un ristorante gastronomico significa trovare calma, armonia, sospensione: il ristorante è un luogo in cui assaporare il meglio in termini di cibo, ma anche di maniere, accoglienza, sentimenti, valori, principi diventando sempre più luogo di cultura anche contro l’imbarbarimento della società. E poi c’è il capitolo pasticceria, rappresentato da Aublet-Cuvelier e Dufay: oltralpe la pasticceria va verso una diversificazione molto forte (boutique, ristorazione, consulenza) con carriere strutturate, una grande attenzione all’innovazione tecnologica e alla professionalizzazione delle professioni anche sulle reti sociali. Ma la pasticceria può anche essere trainata grazie ai mezzi di un ristorante tre stelle, luogo di sperimentazione, e ne diventa una disciplina usando lo stesso approccio della cucina (anche sul lato vegetale) connettendosi ad aspetti di cultura di cui la cucina fa parte come archeologia o antropologia. E proprio il mondo vegetale è stato toccato da diversi interventi come quelli di Villemin, Schilling e Jeagle, capace di incantare la platea anche con i suoi racconti legati ai pesci del Reno e all’utilizzo dei meno nobili in cucina, ma non sono mancati richiami al fatto che la cucina stia diventando un’agorà in cui discutere e dialogare e far evolvere costumi legati alle vecchie brigate come ha raccontato Blanche Loiseau, evidenziando problemi di relazione gerarchica sempre più orizzontale e di genere.

Il Food For Future Festival si è svolto grazie al contributo di Ministero del Turismo, Regione Piemonte, Fondazione CRC e con il supporto di Asprocarne, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Alba Accademia Alberghiera, Consorzio Alta Langa, Confagricoltura Cuneo, Crudo di Cuneo Dop, Fantolino, Lavazza, Pan ed Langa, Fanija Albeisa, Ente Turismo Langhe, Roero e Monferrato, Dieci Group. Media Sponsor è stato Pasticceria Internazionale. Per maggiori informazioni: www.foodforfuturefestival.it

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