Sarà un’associazione temporanea di imprese, guidate dalle aziende pugliesi Ecologica spa e Cisa spa, operanti nel settore delle grandi bonifiche e nella valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, a far nascere nell’Aeroporto di Grottaglie, in provincia di Taranto, il primo centro italiano di ‘dismantling’, cioè smontaggio, smantellamento e riciclaggio degli aerei giunti ormai a fine vita.
Obiettivo: recuperare
Il progetto è stato presentato a Ecomondo alla presenza del viceministro MASE, Vannia Gava, con l’intervento del presidente della Regione
Puglia, Michele Emiliano; del presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Vasile; del presidente del Gruppo Cisa, Antonio Albanese; del direttore generale di Ecologica Spa, Vito Miccolis.
L’Ati è risultata aggiudicataria di una procedura per la concessione ventennale da parte di AdP: grazie a un investimento privato di circa 16 milioni di euro che interesserà una superficie complessiva di oltre 18mila mq, nello scalo aeroportuale jonico ‘Arlotta’ è prevista la costruzione di un hangar, lungo 80 m e largo 82, in cui saranno smontati e rigenerati i singoli aerei, nonché la realizzazione di una palazzina magazzino-uffici. L’attività produttiva sarà ispirata ai criteri di massima sostenibilità, aspetto che ha visto riconosciuta la valenza progettuale rispetto ad altre proposte.
Il piano industriale prevede tempi di costruzione di due anni (dopo l’ottenimento delle relative autorizzazioni) e una volta a regime si stima un “traffico” di almeno 12 aerei l’anno fra le tre differenti tipologie in base alla fusoliera (“narrow body”, “wide body” e “regional jet”, ovvero aerei di grandi, medie e “piccole” dimensioni). A Grottaglie, insomma, potrà essere rigenerato un gigante come un Boeing 747 o un velivolo da 100 posti.
L’obiettivo del progetto si colloca in un contesto internazionale che prevede un piano di dismissione di oltre 1.000-1.500 aerei civili l’anno nei prossimi 15 anni con un avvicendamento che vedrà il parco aeromobili in gran parte rinnovato (senza escludere l’eventuale opzione per i velivoli militari). Il ciclo di vita di un velivolo da trasporto non supera i 25 anni e le nuove scelte ambientali da parte dei costruttori dei giganti del cielo punta a far volare aerei meno pesanti per risparmiare soprattutto sui carburanti oltre che sui costi di costruzione (fibra di carbonio). A titolo di esempio: un Boeing 747 – ormai destinato alla conclusione del lifecycle – pesa oltre 180 tonnellate rispetto a un A 300 che ne pesa 87. Da qui la scelta – necessità di recuperare quante più parti possibili da un vecchio aereo, reimmetterle nel circuito dell’economia riducendo al minimo la quota destinata allo smaltimento. Grazie al riuso e riciclo dei vecchi aerei, nel centro di Grottaglie è stimato un volume d’affari di oltre 30 milioni l’anno (per una dozzina di velivoli) attraverso il recupero delle componenti di valore (motori, carrelli, sistemi idraulici, freni, ecc.) destinati a pezzi di ricambio (regolarmente “certificati”) e alla vendita del materiale riciclato (un aereo è composto per il 70% di alluminio, 15% acciaio, 5% rame, 5% titanio, 5% materie plastiche e fibre varie).
“L’idea del ‘dismantling’ nell’aeroporto di Grottaglie – ha detto il Presidente di AdP Antonio Maria Vasile – nasce dall’obiettivo definito dal Piano Strategico di AdP di creare un polo di eccellenza industriale a Grottaglie la cui caratteristica fosse l’unicità. Infatti, questo tipo di
servizio che verrà effettuato nello scalo jonico, si inserisce in un mercato globale, quello dello smantellamento, montaggio e del riciclo degli aeromobili, che nei prossimi 20 anni interesserà circa 15mila aeromobili. Va sottolineato il fatto che ancora una volta i privati raccolgono l’appello del pubblico creando una catena di valore che non ha eguali. La complessa attività, che verrà realizzata su Grottaglie, sottintende a specifiche autorizzazioni e al rigoroso controllo da parte delle autorità aeronautiche italiane e degli organismi internazionali del settore. Siamo orgogliosi che tutto ciò avvenga in Puglia”.