L’ultimo decreto del Consiglio dei Ministri divide l’Italia in 3 zone, riducendo quasi a zero la possibilità di viaggiare e, di conseguenza, di soggiornare in albergo. Le aziende alberghiere resteranno comunque aperte per consentire a chi è obbligato a muoversi perché impegnato nei servizi essenziali (sanità, forze dell’ordine, ecc.) di trovare un alloggio e un ristoro. Per le regioni ‘arancioni’ come la Puglia, a queste persone viene inspiegabilmente negata la possibilità di fare la prima colazione, il pranzo e/o la cena in albergo. Non possono, altresì, andare fuori perché bar, ristoranti, pub e altro sono chiusi. La miopia e il presappochismo della burocrazia ministeriale, insomma, li ha condannati a ulteriori disagi in un momento storico in cui la drammatica pandemia chiama tutti alla cooperazione.
La Federalberghi lancia un accorato appello al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, affinché possa intervenire con ordinanza ad hoc per porre fine a questa mostruosità giuridica e operativa.
“Sono otto mesi – dice il presidente della Federalberghi Puglia Francesco Caizzi – che siamo aggrediti da problematiche enormi, dai ritardi della cassa integrazione dei nostri dipendenti alla foresta di cavilli burocratici che contorna indennizzi e ristori che non arrivano mai. Ho elaborato e ingoiato tutti i più assurdi burocraticismi, ma questo dell’ultimo Dpcm che nega nelle regioni ‘arancioni’ come la Puglia la possibilità di fare colazione, pranzare e/o cenare ai nostri ospiti/clienti è assolutamente inaccettabile. È una follia. Basti pensare che è consentita l’operatività alle mense, al catering e persino agli autogrill, ma non ai ristoranti interni agli alberghi che diventano per un breve periodo la casa privata dei nostri clienti.
Credo che bisogna intervenire con urgenza per mettere fine a questa follia – continua Caizzi – In attesa che le burocrazie ministeriali rinsaviscano, faccio appello al presidente Michele Emiliano perché la Regione Puglia emetta un’ordinanza che renda possibile l’apertura dei servizi di ristorazione negli alberghi a favore dei propri clienti alloggiati.
Le nostre aziende – conclude – sono in grande difficoltà per provare ad arginare i danni del Covid-19 e resistere, con attenzione particolare ai nostri dipendenti e alle loro famiglie, fino alla possibile ripresa che si allontana sempre più. Il nostro Centro Studi stima che da gennaio a ottobre il nostro sistema ricettivo abbia registrato un calo di presenze di circa il 60%. La situazione è inevitabilmente destinata a peggiorare e tante nostre aziende sono a rischio default. Fermiamo subito almeno le mostruosità burocratiche”.