La baia di Peschici è distrutta. Gli alberghi sono allagati, i campeggi cancellati dal fango e della spiaggia non c’è più nulla. I mille turisti che si trovavano nei campeggi sono stati messi in fuga all’alba dai soccorritori che hanno evitato una tragedia immane. È quanto ha causato la bomba d’acqua che nella notte tra il 5 e il 6 settembre ha colpito la località del Gargano. Il centro storico di Peschici è salvo perché arroccato su una collinetta rocciosa. Pesante il bilancio: un morto, un disperso e mille campeggiatori evacuati (40 sono ospitati in strutture ricettive, gli altri sono tornati a casa), altre 40 persone hanno dovuto abbandonare le proprie case a San Marco in Lamis e 15 famiglie a San Giovanni Rotondo.
Il nubifragio ha devastato anche il lungomare di San Menaio, a Rodi Garganico: sull’asfalto ci sono cumuli di terreno e pietre che vengono rimosse con le pale meccaniche. La spiaggia non esiste più. “Queste ferite, che dovranno ora essere risanate, sono state provocate dall’uomo e dalle scelte amministrative degli ultimi decenni”, accusa Guglielmo Minervini, assessore pugliese alla Protezione civile che, assieme al collega Leonardo Di Gioia, con delega al Bilancio e Demanio, è tra le persone che lavorano nell’unità di crisi allestita nella prefettura di Foggia assieme al prefetto, Luisa Latella, che parla di “situazione grave che si sta stabilizzando grazie ai mille uomini che operano nella zona e al dispositivo di soccorso che ha funzionato”.