Coronavirus, turisti stranieri bloccati a Cagliari: torneranno negli USA

Turisti Usa bloccati a Cagliari, sono ripartiti tutti  Non solo gli americani, anche resto comitiva lascia Italia

Non solo i cinque cittadini degli Usa, ma anche tutti gli altri turisti che erano con loro hanno deciso di ripartire per solidarietà. Si è conclusa intorno alle 23.30 di ieri la disavventura dei passeggeri del jet privato proveniente dal Colorado e atterrato in mattinata all’aeroporto di Cagliari-Elmas. A bordo c’erano una decina di persone: cinque cittadini Usa, altri avevano passaporto della Nuova Zelanda, altri con documenti inglesi e una ragazza di Oristano. Tutti sono stati fermati ai controlli della Polizia di frontiera.
L’Unione europea, infatti, ha riaperto le sue frontiere esterne a 15 paesi terzi (Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay e la Cina, soggetta alla conferma della reciprocità), ma ha lasciato fuori per il momento altri Paesi, come Stati Uniti appunto, Russia a Brasile. Cinque dei viaggiatori erano proprio statunitensi e quindi, secondo la nuova norma, non potevano nemmeno lasciare gli Stati Uniti per qualsiasi destinazione europea.
“La Regione Sardegna non ha nessuna responsabilità per quanto accaduto. Da subito, con la collaborazione della società di gestione dell’aeroporto, ci siamo messi al lavoro per trovare una soluzione che consentisse ai passeggeri americani di rimanere in Sardegna, anche sottoponendosi alla quarantena – ha affermato il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas – La singolare interpretazione restrittiva delle norme da parte del Governo, opposta alla nostra ragionevolezza di garantire anche in questo caso la sicurezza sanitaria, ha inflitto un grave danno alla credibilità turistica internazionale della nostra Isola – conclude Solinas – e del nostro senso di ospitalità. Ci auguriamo che nelle prossime ore ci sia un ulteriore sforzo per consentire la risoluzione di questa vicenda”.

editore:

This website uses cookies.