In Sardegna tra tassa di soggiorno e spiagge a numero chiuso

La tassa di soggiorno è ormai attiva in quasi tutti i Comuni della Sardegna in grado di attirare i turisti. E la regola vale non solo per gli alberghi, ma anche per le case private in affitto. Sinora sono oltre venti le amministrazioni che hanno fatto questa scelta. Ma tante altre hanno deliberato e ora l’imposta è pronta a sbarcare anche nelle grandi città, da Cagliari a Sassari. Olbia ha deciso nel luglio del 2017 e ha iniziato a riscuotere a novembre. Sant’Antioco ha iniziato da due mesi: si paga dall’1 aprile al 3 ottobre: 50 centesimi al giorno per ogni pernottamento fino a un massimo di cinque consecutivi, purché effettuati nella stessa struttura. A Stintino il Consiglio comunale ha deciso a dicembre: tariffa applicata dall’1 maggio al 31 ottobre. Ma non è la sola misura per le vacanze: il Comune ha anche varato un regolamento per La Pelosa con lo stop alle sigarette in spiaggia, ma soprattutto con il divieto degli asciugamani. A meno che non siano accompagnati dalle stuoie: tutto per evitare il prelievo quotidiano dei granelli di sabbia e preservare così l’arenile di una delle spiagge più belle del Mediterraneo.

C’è chi non ha approvato l’imposta di soggiorno ma ha introdotto la tassa di sbarco. Due esempi a La Maddalena e a Carloforte. Valgono per i turisti, ma non per residenti. Tasse di sbarco o di soggiorno l’obiettivo è sempre quello: offrire servizi migliori ai turisti. E si parla anche di spiagge a numero chiuso per garantire la miglior conservazione del bene ambientale. Ma agli effetti pratici risulta solo un’ordinanza, quella emanata l’anno scorso dal Comune di Baunei per Cala Biriola: possono stare sull’arenile solo 300 persone.

editore:

This website uses cookies.