Si avvia a conclusione questa strana estate turistica caratterizzata dai tanti bagagli smarriti e dai tanti, troppi incendi che si sono sviluppati in Sicilia. Spento l’ultimo focolare, seppellito l’ultimo morto vittima dello spietato incendio generato dall’incuria e dalla cattiveria umana, rimane tanta rabbia dentro che, pur nel rispetto dovuto alle famiglie dei defunti e per chi si è generosamente impegnato nelle opere di salvataggio, vogliamo manifestare, seppur a denti stretti. Rabbia per ciò che poteva essere fatto e non è stato fatto. Rabbia per ciò che poteva essere evitato e non lo è stato. Rabbia per il ritardo con cui si è intervenuti. Rabbia per i territori offesi.
Rabbia per il personale della protezione civile mandato in ferie nel mese di agosto.
Rabbia per i titoli sui media che rappresentavano una Sicilia
bruciata.
Una sintesi forzata ed estrema secondo i canoni della comunicazione strillata, che ha trasformato i tanti incendi in un immenso rogo su cui bruciare, ancora una volta, l’immagine della Sicilia, contribuendo ad alimentare un allarmismo non giustificato tra i tanti turisti presenti e tanti altri che avevano prenotato una vacanza in Sicilia. Rabbia anche in questo caso, non per i media che fanno il loro lavoro, ma per un Governo impreparato ad affrontare questa situazione non facile ma prevedibile, e totalmente assente per fornire ai media corrette informazioni sulle aree di crisi e tranquillizzare residenti e turisti. Tanta rabbia per la Sicilia che brucia e per i tanti che tengono il cerino in mano, lasciandolo infine acceso al noto o ignoto piromane di turno.