I lavori si sono conclusi in tempo e a 220 mila passeggeri è stato evitato di rinunciare ai propri viaggi o di volare su altri scali. Ora l'aeroporto di Catania è tornato finalmente a regime mentre Sigonella, che l'ha sostituito per un mese ospitando voli in partenza e in arrivo, è tornato a essere scalo militare. Fontanarossa però guarda avanti. "C'é un programma che noi abbiamo approvato – ha detto il commissario dell'Enac, Vito Riggio – che prevede intanto il recupero della vecchia aerostazione in modo tale da passare da 6 milioni e mezzo a 8-9 milioni di passeggeri, che è importante, e poi c'é da fare un'altra pista, più complessa perché interferisce con la ferrovia. Mi auguro – ha aggiunto – che si trovino i soldi per farla perché queste sono spese a carico della società, perché si farebbe dell'aeroporto di Catania di fatto l'aeroporto della Sicilia, considerato che Palermo, pur avendo una pista più alta, ampia e lunga, però ha delle difficoltà di accesso, mentre questo è un aeroporto che si può sviluppare". Ma i presupposti sono buoni soprattutto perché i tempi sono stati rispettati in pieno grazie al lavoro di 130 operai e diecine di tecnici specializzati impegnati per 30 giorni 24 ore su 24. "Quando si rispettano i tempi – ha concluso Riggio – è sempre un successo anche se dovrebbe essere normale, purtroppo la prassi delle nostre cose, in particolare nel Mezzogiorno, non è questa. Il fatto che si siano rispettati i tempi e si sia fatto un ottimo lavoro mi pare sia di buon auspicio per le altre cose, molte, che dobbiamo fare".
Soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco di Catania Raffaele Stancanelli: "Noi per conto nostro – ha spiegato – abbiamo mantenuto l'impegno a chiudere il campo di assistenza rom prima della riapertura completa dello scalo con un'operazione umanitaria delicata e impegnativa, un contributo concreta alla nuova vita dell'aeroporto più importante della Sicilia".