Un tesoro ripescato nel mare di Gela, in una zona che in passato ha restituito i resti di ben tre navi arcaiche. All’interno di un relitto databile alla prima metà del VI secolo a. C., sono stati trovati 39 lingotti di un materiale nobile, l’Oricalco, simile al moderno ottone, noto nell’antichità come metallo prezioso, tanto da essere considerato al terzo posto per valore commerciale, dopo oro e argento. Anche Platone parla dell’Oricalco e lo definisce un metallo misterioso presente in Atlantide con un elevato valore. I primi ad individuare i preziosi reperti nel mare di Gela sono stati i volontari dell’associazione ambientalista «Mare Nostrum» diretta da Francesco Cassarino. Il recupero è avvenuto con una squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare.
I lingotti di Oricalco erano in arrivo a Gela, provenienti verosimilmente dalla Grecia o dall’Asia Minore, quando la nave che li trasportava affondò forse per il maltempo.
“Il rinvenimento di lingotti di Oricalco nel mare di Gela – sottolinea il soprintendente del Mare Sebastiano Tusa – apre prospettive di grande rilievo per la ricerca e lo studio delle antiche rotte di approvvigionamento di metalli nell’antichità mediterranea. Finora nulla del genere era stato rinvenuto né a terra né a mare. Si conosceva l’Oricalco attraverso notizie testuali e pochi oggetti ornamentali. Inoltre si conferma la grande ricchezza e capacità produttiva artigianale della città di Gela in epoca arcaica come area di consumo di oggetti di pregio. L’Oricalco era, infatti, per gli antichi un metallo prezioso la cui invenzione produttiva attribuivano a Cadmo. Si pone come ora necessario lo scavo del relitto cui appartengono i lingotti poiché è certo che si tratta di un carico di grande importanza storico-commerciale per aggiornare la più antica storia economica della Sicilia”.