“Con le gare per la gestione dei servizi museali era stata avviata un’iniziativa per rilanciare i beni culturali siciliani attraverso un’offerta di qualità, chiudendo una pagina di gestione abusiva degli incassi dei biglietti, attraverso il coinvolgendo della migliore imprenditoria italiana del settore. L’annullamento delle procedure nel 2013 ha provocato un gravissimo danno poiché ha impedito che i siti fossero affidati a chi gestisce il Colosseo o gli Uffizi”. Lo hanno detto gli ex assessori regionali ai Beni culturali, Gaetano Armao e Sebastiano Missineo, in una conferenza stampa sulla procedure di affidamento dei servizi integrati dei beni culturali in Sicilia.
“Calcoliamo che i posti di lavoro perduti – hanno spiegato – siano 300 tra diretti e indotto, circa 6 milioni di euro di fatturato nei servizi aggiuntivi vanificati un flusso per l’erario di circa 5 milioni di euro smarrito per miopia e convenienza politica. E questo senza contare che il privato avrebbe aperto e valorizzato siti spesso chiusi o in degrado. La Corte Costituzionale – hanno aggiunto – ha ritenuto illegittime le norme pretestuosamente utilizzate dal Governo Crocetta per annullare le procedure di affidamento in concessione dei servizi per il pubblico di musei e siti archeologici per le Province di Agrigento, Trapani, Palermo, Messina e Siracusa, aggiudicati nel 2012. L’obiettivo spregiudicato di certa politica di collocarvi precari e avventizi è così fallito, ma ha innescato contenziosi e pesanti risarcimenti e fatto perdere tempo prezioso. Il danno alla credibilità della Sicilia è pesante” hanno concluso.