Pantelleria, Antinoro: rendere fruibili siti archeologici

Ritrovato un Sese integro e i resti del Santuario di Ercole

“Molti conoscono Pantelleria per le sue bellezze naturali, per il suo mare, ma pochi sanno delle straordinarie scoperte archeologiche che sono state fatte sull’isola. Adesso, perciò, occorre rendere fruibili ai numerosi turisti i siti, fare marketing, creare guide e professionalità per diversificare il turismo”. Lo ha detto Antonello Antinoro, assessore regionale ai Beni Culturali intervenendo al convegno di venerdì scorso in cui sono stati illustrati i risultati delle campagne di scavi archeologici sull’isola. A tal proposito, il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, ha chiesto ad Antinoro “di impegnarsi affinché si concluda al più presto l’iter per l’istituzione del parco archeologico di Pantelleria e per accelerare i tempi ha proposto anche un commissariamento d’emergenza per l’istituzione del parco.
Per quel che riguarda l’acropoli di San Marco e Santa Teresa, il professor Thomas Schaefer dell’università di Tubinga, ha parlato del ritrovamento di diverse case puniche, un santuario punico, il podio di un tempio, molti pezzi di colonne e capitelli, pezzi di sculture umane a grandezza naturale. “Penso che questo sia il Santuario di Ercole – ha detto Scheffer – per via del ritrovamento del frammento di una clava in piombo, usata tipicamente nella rappresentazione di Ercole”.
Fabrizio Nicoletti dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ha illustrato invece l’eccezionale ritrovamento di un sese integro, chiamato il “Sese Rosso”. “Il nuovo Sese Rosso esplorato occupa il promontorio di Punta Sese. Era nascosto e intatto perché sopra era stata installata una batteria della seconda guerra mondiale. Abbiamo individuato tre celle, di cui una scavata solo parzialmente perché c’era un pericolo di crollo. Qui bbiamo trovato, oltre ai resti delle persone tumulate, un corredo di vasi, tazze e animali. Nella seconda cella sono stati trovati due gioielli in cristallo di rocca, una pietra preziosa che veniva lavorata in Oriente, in alcuni atelier egiziani. Infine è stato ritrovato quello che noi chiamiamo l’ “Adamo pantesco”, cioè i resti di un cadavere completo del suo corredo, databile intorno al XVI secolo a. C.”.
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