Sono diversi i beni monumentali a rischio in Sicilia, da San Giovanni degli Eremiti alle cave di Cusa. Ma le nanotecnologie possono salvare dal degrado questi tesori. È quanto è emerso nel corso del meeting “Nanotecnologia e beni culturali, nuove sfide verso il futuro” che si è svolto ieri a Palermo promosso dalla 4Ward360 Nanotechnology, azienda italiana che si occupa da 20 anni della ricerca e sviluppo di produzione e applicazione di nanoparticelle in tutto il mondo nei più svariati settori.
“Siamo disponibili come sponsor ad adottare un monumento palermitano o siciliano – ha dichiarato a Repubblica.it l’amministratore unico della 4ward360Nanotechnology Sabrina Zuccalà -. A Milano nel 2016, abbiamo avuto la chance di intervenire sulla piazza Duca d’Aosta, davanti alla stazione centrale, grazie alla collaborazione con il Comune. In questo momento, in Sicilia, abbiamo avuto difficoltà a trovare un’interlocuzione con le istituzioni. Nell’Isola abbiamo trovato monumenti ammalorati e che invece avrebbero bisogno di interventi conservativi. Un sito ben conservato è anche un volano per il turismo. L’abbellimento delle città siciliane è indispensabile per attirare il turismo e rilanciare l’economia e il lavoro”.
“Purtroppo in Sicilia – ha aggiunto Raymond Bondin, ambasciatore Emeritus Unesco – non c’è controllo sui progetti di restauro e conservazione. La Soprintendenze sono a corto di fondi e non c’è nessun controllo sulle ditte che realizzano i lavori. Inoltre molti restauratori non si aggiornano. In tutti i siti siciliani, ci sono enormi problemi di conservazione: penso ad esempio al parco archeologico più importante d’Europa, quello di Selinunte, che ha un enorme villaggio abusivo accanto. Pure le cave di Cusa, che risalgono al sesto secolo a.C. da dove sono uscite le colonne per costruire Selinunte, sono un sito che non si riesce a valorizzare, all’interno di un parco che rimane completamente aperto e incustodito. E ancora in Sicilia, c’è un grande numero di tonnare bellissime, e non si riesce a valorizzarne neanche una con uno studio comparativo”.
Marco Zeppa, responsabile tecnico della 4ward360Nanotechnology, ha quindi spiegato come intervengono le nanotecnologie sui beni culturali: “Sono trattamenti assolutamente invisibili che durano notevolmente di più rispetto a qualsiasi trattamento finora conosciuto e garantiscono tempi di durata e resistenza anche di vent’anni. Sono applicabili su bronzi, marmi, vetro, pietre naturali e su qualsiasi altra superficie preservandola nel tempo, senza che questa venga alterata da umidità, pioggia battente e ghiaccio, con notevoli benefici per tutti gli aspetti conservativi”.