Un tampone positivo alla vigilia di una partenza in aereo non basta ad ottenere il rimborso del biglietto da parte di Ryanair: per la compagnia irlandese il Covid non è un motivo sufficiente per risarcire i clienti che non possono partire. Lo sostiene l’associazione Cid (Centre For International Development) assistita dagli avvocati Alessandro Palmigiano e Mattia Vitale, che sulla questione ha depositato un ricorso all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato.
L’associazione che difende i consumatori stigmatizza la posizione assunta dalla compagnia che avrebbe negato il rimborso, sostenendo che un test Covid positivo non è considerato una malattia grave e la migliore opzione è spostare la data del viaggio. Una risposta, secondo il Cid, che contrasta anche con il regolamento della stessa Ryanair, che prevede il rimborso della tratta acquistata in caso di malattie che non permettano di prendere l’aereo, proprio come in caso di contagio da Covid, in cui, per legge, è necessario l’isolamento fino alla completa guarigione.
“È inaccettabile – spiega Alessandro Palmigiano – la discrezionalità con cui Ryanair classifica il Covid come una patologia non grave. Ritengo si tratti di una pratica commerciale contraria ai principi di correttezza e diligenza professionale. Inoltre – continua il legale palermitano – la condotta della compagnia viola anche quanto stabilito dell’Enac che impone ai passeggeri positivi, proprio per contenere l’epidemia da Covid, di non imbarcarsi sugli aerei e di avere diritto al rimborso da parte del vettore”.