Il turismo ad Agrigento? Va meglio rispetto al passato. Ma si può fare di più. Parola di Toti Piscopo che, intervistato da Stelio Zaccaria per l’edizione di Agrigento de La Sicilia di domenica 11 agosto, fa il punto sulla situazione turistica del territorio agrigentino e non solo.
Di seguito alcuni passi dell’intervista.
“Ad Agrigento – ricorda – , nei decenni scorsi, i turisti venivano in escursione, attratti dalla Valle dei Templi, e non soggiornavano mentre la Festa del Mandorlo in fiore, che tradizionalmente segnava l’inizio della stagione turistica siciliana contribuendo a diffondere un’immagine positiva del territorio, non riusciva ad intercettare consistenti flussi turistici. Oggi – spiega Piscopo – qualcosa è cambiato, ma diciamoci la verità: in Sicilia, nonostante i proclami e le manifestazioni di buona volontà il turismo lo abbiamo subito ritenendo l’intero settore la Cenerentola dell’economia siciliana. Un gap culturale diffuso anche nella classe politica che si è avvicendata in questi ultimi quarant’anni forse perché il turismo è l’unico settore economico in grado di distribuire ricchezza diffusa e non concentrata solo a pochi eletti. Oggi c’è una maggiore consapevolezza e un rinnovato entusiasmo, c’è la volontà di fare e di fare bene ed in fretta. Il problema è come farlo. Rischiamo oggi di disperdere energie e risorse anche economiche e non utilizzare il vantaggio acquisito sul piano della creatività ed attrattività di cui il brand Sicilia gode sui mercati nazionali ed internazionali.
Nell’ambito di questo, Agrigento può ottimizzare tutte le sue potenzialità, sia sul piano culturale ed ovviamente su quello religioso ed enogastronomico. Non è da escludere che una costola di Travelexpo possa trapiantarsi ad Agrigento.
Gli aspetti positivi – sottolinea – sono tantissimi: oggi, non solo Agrigento, ma tutta l’area territoriale si pone come destinazione turistica, penso a Favara, Porte Empedocle, Racalmuto, Sciacca, Sambuca di Sicilia, solo per citarne alcuni, con un’offerta ricettiva diffusa e differenziata, tendente alla qualità, anche se il percorso ancora è ancora in salita. Poi c’è l’offerta culturale il cui livello si è notevolmente innalzato al pari dell’offerta enogastronomica. C’è tantissimo da fare sulla formazione, sui servizi, sulla mobilità, sul decoro urbano, sulla rigenerazione del centro storico. Come si dovrebbe intervenire? Intanto, individuando una comune visione di posizionamento e poi una gestione manageriale e un’unica regia in grado di mettere a sistema, pur nel rispetto delle singole identità professionali ed imprenditoriali oltre che istituzionali, risorse ed iniziative differenziate per aree geografiche e specifiche nicchie di mercato con offerte competitive e fortemente motivate. Gli strumenti ci sono al pari degli uomini. È agrigentino il vertice nazionale di Assoturismo, della Confcommercio Sicilia, della Fiavet Sicilia. Ad Agrigento c’è un Consorzio turistico che funziona un Ente Parco, considerato un modello virtuoso, c’è stato un Distretto turistico che ha realizzato iniziative brillanti. Da siciliano – aggiunge – so bene che uno dei nostri mali maggiori è l’individualismo, ma oggi anche dai tumori si può guarire, basta volerlo ed individuare il medico giusto. A Palermo ciò è successo ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il problema di Agrigento non è difforme da quello della Sicilia. Occorre puntare – conclude Piscopo – su un modello di organizzazione più performante che poggi su 5 pilastri fondamentali: programmazione, pianificazione, marketing, comunicazione e commercializzazione sviluppando azioni mirate, che non vuol dire abbassare le tariffe”.