Numeri in rialzo per settimane: contagi da record, ricoveri nei reparti Covid e nelle terapie intensive in crescita. Dopo settimane di annunci, la Sicilia da ieri è la prima regione italiana a passare al giallo. Mascherine obbligatorie anche all’aperto e un limite di quattro commensali al tavolo del ristorante sono le restrizioni principali legate alla nuova classificazione. Ma per gli esperti, soprattutto alla luce degli ultimi dati che segnano un’incidenza del 14,3% e un aumento delle terapie intensive del 60% nell’ultima settimana, il passaggio al giallo potrebbe non bastare.
Ai numeri impietosi di contagi e ricoveri deve aggiungersi infatti che l’isola resta fanalino di coda rispetto ai vaccinati, nonostante le tante iniziative prese a livello locale per incentivare la popolazione a immunizzarsi. Una situazione molto grave, che potrebbe presto imporre interventi più rigorosi, ma che non pare allarmare troppo i cittadini.
Per le strade di Palermo, che con 422 nuovi positivi registrati ieri è la città con il più alto numero di contagi d’Italia, in pochi mettono le mascherine all’aperto. Molti la tengono abbassata o appesa al braccio, alcuni neppure la indossano. I primi ad essere sorpresi dalla novità sono i turisti. “Non sapevamo di questa nuova ordinanza – dice un visitatore che viene dalla provincia di Milano – Certo con questo gran caldo è davvero pesante. Ma per il bene di tutti bisogna rispettare le norme”. Nei locali, che devono adeguarsi al limite di 4 persone a tavolo, le nuove disposizioni vengono rispettate. “Per noi il problema non è la zona gialla – dice Davide Cammarata che gestisce un bar in centro a Palermo – Il grosso timore è la zona arancione che potrebbe scattare se queste misure non serviranno a fare comprendere che bisogna vaccinarsi tutti per superare l’emergenza”.
Anche per i ristoratori le nuove limitazioni non sono un grosso problema. “I titolari dei ristoranti non possono e non hanno alcuna intenzione di sgarrare – dice Gigi Mangia, noto ristoratore palermitano – Noi siamo controllati in modo constante e ognuno di noi è consapevole che bisogna rispettare le norme”.