Supera i 2,2 miliardi, di cui quasi il 40% concentrati nel Mezzogiorno, il giro d’affari della criminalità organizzata derivante dall’infiltrazione nell’economia legale del settore turistico. Lo calcola una ricerca realizzata da Demoskopika. “Il turismo in ginocchio per il Covid fa gola ai sodalizi criminali”, dice il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio.
Alla sola ‘ndrangheta si attribuisce il 40% del giro d’affari complessivo, seguita dalla camorra con 730 milioni (33%) e la mafia con 440 (20%) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 220 (10%). Quasi 4.500 le aziende a maggior rischio di riciclaggio associato a crisi di liquidità causata dalla pandemia mentre sono sei i sistemi turistici regionali che presentano i rischi più elevati: Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. Sul versante opposto, sono quattro le regioni a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio “basso” di infiltrazione economica: Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
“L’indagine di Demoskopika è preoccupante – commenta il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia -. E’ un fenomeno che danneggia pesantemente il comparto composto da imprenditori seri, danneggiati dalla pandemia. Che soffrono così 2 volte il Covid, sugli affari e sulla concorrenza mafiosa. Il governo sta elaborando formule di finanziamento trasparente in grado di sostenere gli operatori colpiti dall’impatto economico del virus, al fine di renderli impermeabili dalla contaminazione mafiosa. La ministra Lamorgese ha chiaro il quadro e credo stia già adottando iniziative volte a frenare questo tipo di infiltrazioni”.