Le Vie dei Tesori ritorna a Bagheria il suo terzo anno consecutivo. E quest’anno si replica con un’edizione che guarda ancora più al territorio: sarà infatti possibile visitare uno dei “mostri” industriali più incombenti della zona, la fabbrica dismessa della Sicilcalce che chiunque visiti il Museo Guttuso e Villa Cattolica, si trova dinanzi. L’azienda che produceva calce viva e intonaci ha lavorato fino alla fine degli anni ’90: entrando, le grandi strutture in ferro – i forni, i mulini e i silos – sembrano far parte del relitto di una nave. Il cemento, il ferro e il bianco latte della calce sembrano stridere con le morbide movenze settecentesche di Villa Cattolica: si potrà visitare anche con la guida di chi qui ha lavorato.
“Per il terzo anno Bagheria partecipa alle Vie dei Tesori: ci abbiamo creduto sin dall’inizio e crediamo di aver avuto ragione – dice il sindaco Filippo Maria Tripoli intervenendo alla presentazione della rassegna, avvenuta proprio di fronte all’ex fabbrica dismessa -, raccogliendo la disponibilità di privati straordinari che hanno affiancato il pubblico. Siamo alla Sicilcalce che è un luogo simbolico per Bagheria: speriamo presto di potere acquisirlo al patrimonio comunale per trasformarlo in un sito culturale”. E saranno proprio gli ex lavoratori della Sicilcalce a condurre le visite alle 17 di domenica 11 e domenica 18 settembre e di sabato 24 settembre. Un vero viaggio nella memoria attraverso i ricordi di chi ha vissuto questo luogo.
Il programma del festival – curato sul territorio da Agostino D’Amato – è molto articolato e racchiude castelletti fortificati, ville storiche che aprono per la prima volta al pubblico, case d’artista, piccoli musei gioiello, ricostruzioni in 3D e persino un focus sull’ ultimo Monsù, l’antenato dello “chef” delle famiglie nobiliari, oltre ad una grande mostra sul fotografo Mimmo Pintacuda, raccontato dal figlio Paolo a Villa Cattolica; esperienze nella natura e sortite fuori porta nel mare di Santa Flavia e Porticello. Si parte sabato 10 settembre e si va avanti per tre weekend, sempre sabato e domenica, fino al 25 settembre.
La Sicilcalce è di sicuro il luogo più atteso dai bagheresi, ma non bisogna lasciarsi scappare il resto. Undici luoghi e otto esperienze da non perdere, non solo a Bagheria ma anche nei dintorni visto che si ritorna in quel luogo incantato che è l’Arco azzurro. Porticello invece, offrirà le gite in barca e le immersioni, e Santa Flavia una stranissima “villa fortificata”mai aperta al pubblico: Castello San Marco (nella foto sotto) fu edificato a fine ‘600 attorno a una torre di artiglieria cinquecentesca, come dimora estiva dei principi di Mirto e dei conti di San Marco che vollero che l’architetto mischiasse elementi delle fortificazioni militari con altri tipici delle residenze di campagna. Ne è venuto fuori un ibrido: bastioni, feritoie, persino un ponte levatoio ancora funzionante, che intrigò persino Giuseppe Tomasi di Lampedusa che qui visse durante la guerra.
Poi l’Arco del Padreterno che altro non è se non uno degli ingressi trionfali della settecentesca villa Palagonia. Poi la chiesa del Sepolcro con il suo prospetto neogotico e l’altare barocco che proviene dalla chiesa di San Giacomo, demolita nel 1860 dopo la rivolta della Gancia. Poi la dimora storica settecentesca Cirrincione-Mineo dove visse l’ultimo monsù, Mario Lo Menzo che qui – tra gli arredi d’epoca – è raccontato nella mostra “Mani innamorate”, a cura di Sabrina Gianforte. Bagheria è città di villa nobiliari e questo si sa: ecco che a Palazzo Cutò le residenze della storica “villeggiatura” sono ricostruite virtualmente in 3D, seguendo un progetto della pittrice bagherese Caterina Guttuso, presidente dell’associazione Anthemion.
Villa Cattolica ospita una bellissima mostra che aprirà proprio per il Festival: “Mimmo Pintacuda, il testimone discreto” che racconta il maestro e mentore di Peppuccio Tornatore (che a lui si ispirò per il personaggio di Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso. Tra le novità di quest’anno anche il giardino settecentesco di Villa San Cataldo, ricco di fiori e piante di pregio, pini secolari e ampi viali, sedili e torri di vedetta. Sarà visitabile anche una parte interna della villa e si potrà scendere una scala a chiocciola chiusa da anni, riportata alla luce dal Lions Club che qui ha creato un living lab aperto ad associazioni, scuole e amministrazioni. Ritorna il piccolo e delizioso Museo del Giocattolo dove ci si perderà tra bambole in pannolenci, pupattole in biscuit, carrozzine in alpacca. E una sorpresa arriva da Aspra dove l’anno scorso le donne si erano messe in gioco e avevano inventato un nuovo modo di raccontare la borgata: “Portami ad Aspra” è diventato un vero museo en plein air costruito sui racconti dei residenti.
Il programma, le info e le schede dei siti su www.leviedeitesori.com