Metti insieme l’obbligo del super green pass, la risalita dei contagi e il divieto di ballo: una combinazione di fattori che ha fatto schizzare anche in Trentino le rinunce per il cenone di Capodanno.
È la ciliegina sulla torta di un dicembre nero per la regione del nordest, dove, comprendendo le cene aziendali e quelle natalizie, «abbiamo registrato disdette per il fino al 50% delle prenotazioni”, riferisce Marco Fontanari, presidente dell’Associazione dei ristoratori del Trentino.
“Anche se non avremo il tutto esaurito, le prenotazioni sono buone, ma saranno insufficienti a raddrizzare la stagione invernale”, dice Gianni Battaiola, presidente dell’Associazione degli albergatori del Trentino. §
Il fatto che nel ‘decreto festività’ i ristoranti non fossero stati citati aveva lasciato spazio a diverse interpretazioni. È arrivato un chiarimento ufficiale da Roma che conferma quanto era già sottinteso: anche nei ristoranti vige il divieto di ballo. “Potrà esserci un intrattenimento musicale, ma non può esserci il ballo”, precisa Fontanari. Chi vorrà trascorrere il Capodanno fuori casa dovrà accontentarsi di passare la serata seduto al tavolo. “Non c’è un limite massimo di persone per i tavoli, ma restano in vigore tutte le altre disposizioni: dall’obbligo della mascherina quando ci si alza al distanziamento tra i tavoli”, chiarisce Fontanari.
È bene ricordare che per entrare nei ristoranti è necessario essere in possesso del super green pass. Tutte limitazioni che hanno portato molte persone a cancellare la prenotazione per il cenone di Capodanno. “La situazione in Trentino è in linea con quanto sta accadendo a livello nazionale – considera il presidente dei ristoratori trentini – La notizia dei contagi in aumento, l’introduzione del super green pass e il divieto di ballo hanno fatto scattare numerose disdette ed ora hanno bloccato le prenotazioni. Di conseguenza, rispetto allo stesso periodo del 2019 – prosegue – registriamo una flessione del 30% del fatturato”.
Va sottolineato che il mese di dicembre da solo vale il 10 per cento del fatturato dei ristoranti. E a queste difficoltà va aggiunto anche “l’aumento del costo dell’energia elettrica, che fa schizzare le spese fisse. Certo, se si fa un confronto con il 2020, non si può che guardare il bicchiere mezzo pieno: quest’anno perlomeno i ristoranti sono aperti. Ma la quarta ondata si fa sentire ed ha ridimensionato di tanto le prospettive iniziali – dice Fontanari – Tante persone vaccinate decidono di non frequentare luoghi chiusi nonostante nei ristoranti sia garantita la massima sicurezza e riceviamo molti controlli”.