Tassa soggiorno, il no delle imprese ricettive umbre

La tassa renderebbe i territori meno competitivi su mercati nazionali e internazionali

“L'imposta di soggiorno danneggia il turismo e impoverisce l'economia umbra”. Ad affermarlo Federalberghi, Faita, Confesercenti e Confindustria che tornano a rivolgersi  ai sindaci dei Comuni affinché non introducano la tassa di soggiorno. Per le imprese la tassa “renderebbe i territori meno competitivi sui mercati nazionali ed internazionali e rischierebbe di rendere meno attrattiva l'Umbria come destinazione turistica. Si prospetta un effetto a 'macchia di leopardo' – prosegue la nota – con Comuni che decidono di introdurre l'imposta di soggiorno ed altri no. Inoltre, il carico fiscale è già insostenibile, le strutture ricettive diventano sostituti d'imposta mentre tutti gli altri settori economici che beneficiano del turismo ne saranno esenti e invece di tagliare i costi della politica, si scarica il peso della crisi sui turisti che contribuiscono al benessere del nostro territorio. Gli effetti negativi di questa scelta – si legge nella nota – colpiranno gli imprenditori, i lavoratori, la filiera e l'intero sistema economico. Il settore è in difficoltà: 20,5% di occupazione media annua e la redditività assolutamente inferiore a quella di strutture ricettive di altre destinazioni turistiche. Gli operatori, inoltre, programmano i loro pacchetti/offerte con molto anticipo e non possono chiedere più soldi ai loro clienti a contratti già fatti. Qualche impresa potrebbe decidere di accollarsi l'imposta per non perdere clientela – conclude la nota – Ciò determinerebbe un ulteriore impoverimento dell'attività d'impresa con evidenti conseguenze negative per le imprese e per i lavoratori. Ci saranno inevitabili ricadute negative sul già difficoltoso rapporto con il credito a causa del decremento della redditività delle aziende ricettive”.

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