Save vuole aumento tariffe, senza pronti a bloccare investimenti

Marchi: attesa lunga 12 anni, la colpa è del governo. Si profilano disagi per i pax

La Save, società di gestione dell'aeroporto di Venezia, è pronto a bloccare gli investimenti che non inficiano la sicurezza dell'aeroporto come ritorsione alla mancata firma ministeriale del Contratto di programma, che consentirebbe di adeguare le tariffe aeroportuali, ferme da 12 anni. In un depliant e in cartelloni disseminati nella aerostazione la questione sarà spiegata ai viaggiatori che potrebbero dover subire per questo code ai varchi di sicurezza e conseguenti ritardi, anche sensibili, nel decollo dei voli.
La colpa della vicenda, secondo Enrico Marchi, presidente della Save, è dei "porti delle nebbie" ministeriali che non sbloccano la situazione, nella quale si trova a vivere anche lo scalo di Roma. "Stanno bloccando una operazione a costo zero di 600 milioni di investimenti e 5mila nuovi posti di lavoro" accusa Marchi, affermando provocatoriamente che la società rischia di dover accogliere i propri passeggeri "sotto un tendone". 
"Oggi le tariffe degli aeroporti in Italia sono più basse della media europea di oltre il 40% – accusa il presidente di Save -. E' una situazione insostenibile, nella quale si impoverisce il sistema infrastrutturale italiano. Se pensiamo che il 50% dei nostri passeggeri sono internazionali e che quindi il fatturato prodotto dall'aeroporto equivale alle esportazioni – aggiunge – ci troviamo nella situazione paradossale di avere la possibilità di incrementare le esportazioni a costo zero per lo Stato, creando sviluppo e occupazione, e di non poterlo fare". A fermare Save, rincara, "é qualche burocrate dei ministeri romani", contro il quale sono pronte le azioni legali. "Abbiamo già scritto una diffida all'Enac – spiega Marchi – e se entro il 28 maggio non avremo risposte procederemo con un'azione risarcitoria".

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