Per 14 mesi Cantine Settesoli ha tentato di avviare un progetto di sponsorizzazione a favore del Parco archeologico di Selinunte, ma l’iniziativa non ha mai visto la luce, “ostacolata ripetutamente dalla burocrazia siciliana nonostante fosse a costo zero per la Regione”
“Siamo la più grande azienda vinicola della Sicilia – sottolinea il presidente delle Cantine Settesoli, Vito Varvaro in una nota – siamo una cooperativa di 2.000 famiglie che coltivano 6.000 ettari di vigneto. I templi si trovano nel nostro territorio, da più di un anno abbiamo tentato di finalizzare un progetto di sponsorizzazione con l’obiettivo di raccogliere 500 mila euro per restaurare questo bene pubblico. Non ci siamo riusciti, la burocrazia non vuole. Per questo abbiamo deciso di produrre un dossier di documentazione e di denuncia dell’iter burocratico a cui si è dovuta sottoporre la nostra azienda e renderlo pubblico. Al fondo resta la frustrazione per il blocco di una buona iniziativa privata a sostegno della cultura siciliana”.
In meno di un anno, spiegano alla Settesoli, ci sono stati tre cambi di orientamento da parte dell’assessorato Beni culturali della Regione. Il progetto è stato avviato nel 2014 e prevedeva la sponsorizzazione integrata con il fund raising: donazione iniziale (50 mila euro) da parte della cantina e una raccolta fondi per il parco archeologico e Cave di Cusa, con l’obiettivo minimo di raggiungere la somma di 500 mila euro. Seguivano una serie di incontri con la direzione del parco e con l’assessorato. Le approvazioni preliminari di massima venivano sconfessate da continui cambi di orientamento. Fino all’ultimo colpo di scena, il 15 ottobre, quando l’assessorato comunica che ritiene necessaria l’emanazione di un regolamento regionale (con tempi non definiti) per le sponsorizzazioni in Sicilia. Vista la situazione, l’azienda decide di portare a conoscenza del ministero e della stampa la storia del progetto “Settesoli sostiene Selinunte”.
Dalla Regione spiegano di avere le mani legate: una legge nazionale – dicono – costringe a fare bandi pubblici per gli sponsor che vogliono versare cifre superiori a 40 mila euro (non è chiaro se la somma comprende o esclude l’iva). Sotto questo limite si possono fare le cosiddette “donazioni liberali”, che però impongono dei limiti: non consentono al donatore di utilizzare – per esempio sui propri prodotti – il logo del bene sponsorizzato.
Intanto, la Fondazione Mandralisca, che gestisce l’omonimo museo di Cefalù dove è custodito il Ritratto di ignoto di Antonello da Messina, si candida ad accogliere il progetto: “Trattandosi di un’istituzione privata, le procedure sarebbero molto semplificate”, dice il presidente Franco Nicastro.
Dal canto suo il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone solidarizza con il presidente della Settesoli e prende l’impegno di aiutarlo a risolvere la situazione. “È finito – dice – il tempo dei musei legati a impalcature burocratiche folli, impossibilitati a gestire con tempi, modi e approcci efficaci le loro attività. Se il parco di Selinunte avesse avuto una sua autonomia a quest’ora le cantine Settesoli avrebbero già da tempo finanziato il parco. Il patrimonio siciliano deve diventare un polo attrattivo per i turisti e le nostre eccellenze devono innescare ricadute economiche sul territorio”.