Dal 23 luglio riapertura parziale al pubblico per alcune residenze reali britanniche chiuse causa lockdown da oltre 3 mesi. La ripresa, confermata dal vertice del Royal Collection Trust, che gestisce la cura di questo patrimonio, riguarderà il Castello di Windsor, nei cui alloggi privati la 94enne regina Elisabetta in persona si è isolata col quasi centenario consorte Filippo fin dall’inizio della pandemia; nonché i Royal Mews e la Queen’s Gallery a Buckingham Palace, a Londra, e il palazzo di Holyroodhouse, a Edimburgo. Ma le State Rooms della residenza ufficiale londinese di Sua Maestà, la dimora di campagna di Frogmore House o l’ala pubblica di Clarence House, alloggio dell’erede al trono Carlo, sono destinati a restare per ora chiusi, almeno per tutta l’estate.
In forza delle precauzioni legate ‘al distanziamento sociale’, è stato spiegato, e in un quadro di limitazioni e incertezze che alimenta gli allarmi. Già nei mesi scorsi il Royal Collection Trust aveva evocato circa 200 rinunce di assunzioni, se non esuberi, nello staff reale, sullo sfondo delle mancate entrate garantire dal turismo e dai visitatori in genere: decimate rispetto alle stime pre pandemia da 77 milioni di sterline di ricavi nel 2021 fino a una previsione di rosso da 30 milioni.
Per ora licenziamenti non ve ne sono stati e il fondo ha fatto fronte alla crisi chiedendo e ottenendo un prestito agevolato da 22 milioni. Ma il management ha confermato che interventi di taglio dei costi saranno comunque inevitabili, annunciando l’avvio di consultazioni col personale – 650 dipendenti in tutto – alla ricerca di candidati alle dimissioni o al pensionamento volontario.
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