sabato, 23 Novembre 2024

A Siracusa restano aperte solo 9 strutture ricettive

Sono 9 le strutture ricettive di Siracusa (6 a quattro stelle e 3 a tre stelle), che resteranno aperte: gli altri alberghi hanno già chiuso i battenti per disperazione e non soltanto per l’ultimo Dpcm. Lo comunica il presidente di “Noi albergatori Siracusa”, Giuseppe Rosano, il quale evidenzia come “nonostante la gravità dell’attuale situazione, l’associazione abbia voluto garantire un servizio a chi necessita di alloggio per motivi per esempio di lavoro”.

Gli hotel che restano aperti sono: Alfeo, Domus Mariae, Hotel dei Coloniali, Panorama, Parco delle fontane, Re Dionisio, Posta, Scala Greca e Mediterraneo.

“Un anno, quello in corso – rileva Rosano – con una stagione partita tardissimo, a giugno inoltrato, e con scarsissime presenze. Anche nel mese di luglio abbiamo continuato a lavorare a singhiozzo. Soltanto nel mese di agosto si è registrata una decisa ripresa in termini di presenze che si è protratta, parzialmente, nel mese di settembre, per concludere con ottobre che ha segnato un nuovo drastico calo”.

Arriviamo così a questi ultimi giorni «contrassegnati da un’affluenza turistica pressoché uguale a zero – continua il presidente di Noi albergatori Siracusa – il 2020 è stato l’anno del bonus vacanze che, se da una parte ha consentito a diverse strutture ricettive di lavorare di più durante l’alta stagione, dall’altra non ha generato per le imprese grandi liquidità da reinvestire, basandosi essenzialmente sul principio del credito d’imposta”.

In questo momento diventa così difficile prevedere quando sarà possibile la ripartenza. “La maggior parte delle imprese turistiche è in ginocchio – aggiunge ancora Rosano – e regna sovrana la preoccupazione: se e quando sarà possibile tornare al lavoro? Forte è inoltre la preoccupazione per gli addetti che operano nel comparto turistico, i pochi stagionali occupati sono già in disoccupazione per l’anticipata risoluzione del rapporto di lavoro. Il restante il 90% del personale fruisce della cassa integrazione”, conclude.

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