martedì, 24 Dicembre 2024

Mobilità tra regioni, regna il caos sulle seconde case in Dpcm

A sei giorni dall’entrata in vigore del decreto legge e del successivo Dpcm che vietano gli spostamenti tra le regioni fino al 15 febbraio, non c’è ancora un’indicazione chiara sulle seconde case. O meglio: né la circolare del Viminale inviata ai prefetti, né le Faq sul sito del governo, ancora in fase di aggiornamento e dunque rimaste ferme ai provvedimenti precedenti, chiariscono quanto affermato sabato scorso da fonti di palazzo Chigi secondo le quali, non essendo esplicitato il divieto di spostamento verso le seconde case, è possibile raggiungerle anche se fuori regione.

Allo stato, dunque, le uniche certezze sono i provvedimenti in vigore, con il divieto di spostamento tra le regioni salvo motivi di salute, lavoro e necessità, e il rientro, sempre consentito, alla propria residenza, domicilio e abitazione. Una formula ripresa nella circolare del Viminale: il decreto legge, scrive il capo di Gabinetto Bruno Frattasi, “conferma fino al 15 febbraio la previsione delle già vigenti limitazioni di spostamento tra regioni, con la consueta eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute, nonché dal rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione”.

Nel documento – in cui il ministero ribadisce ai prefetti la necessità di predisporre “controlli mirati” nelle aree delle città più a rischio movida, nei luoghi di transito e lungo tutte le principali strade – non si fa dunque riferimento alle seconde case ma si parla appunto di residenza, domicilio e abitazione.

Saranno quindi le Faq di Palazzo Chigi a chiarire definitivamente la questione, quando arriveranno: al momento sul sito del Governo ci sono le vecchie risposte, quelle in cui si definisce l’abitazione come “il luogo dove si abita di fatto, con una certa continuità e stabilità o con abituale periodicità e frequenza, sempre con esclusione delle seconde case utilizzate per le vacanze”.

La poca chiarezza sulla questione è stata sollevata anche dal presidente della Toscana Eugenio Giani. “Voglio vedere e approfondire le fonti normative” ha detto, annunciando un’ordinanza per una stretta: chi ha la seconda casa nella Regione e viene da fuori potrà andarci solo a patto che abbia il medico di famiglia in Toscana.

Intanto Fdi si unisce all’appello di Federalberghi e annuncia un’interrogazione al governo affinché, dopo un eventuale allentamento sulle seconde case, faccia “chiarezza e per verificare, ed eventualmente far venire meno, questa ingiustificabile discriminazione nei confronti degli alberghi: “Il governo permetta anche agli alberghi, qualora tutto ciò fosse confermato, di essere raggiunti anche fuori regione!”.

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