lunedì, 23 Dicembre 2024

Puntare su piatti tipici tradizionali per rilanciare il turismo sardo  

La cucina tradizionale come volano per il turismo tutto l’anno in Sardegna. Sono sessantasei le ricette fatte pervenire dai Comuni sardi con l’obiettivo di promuoverne l’inserimento nel Registro dei Piatti tipici tradizionali previsto in una proposta di legge presentata dai Riformatori (prima firma Sara Canu) il 2 agosto scorso, ma che ancora non ha cominciato l’iter di approvazione.  Da allora, ha spiegato il consigliere regionale Michele Cossa, “sono arrivate tante testimonianze da parte dei sindaci, significative della necessità che i territori hanno di esprimere la propria specialità, anche culinaria”. E questo non potrà non avere ricadute positive per lo sviluppo turistico dell’Isola, soprattutto quello dei cosiddetti mesi di spalla.
Attraverso i 66 piatti la cucina sarda si presenta piena di sfaccettature, con nomi in lingua sarda e parzialmente italianizzati, che riportano a ricette antiche e quasi dimenticate. Sono quelli che oggi Sara Canu ha definito “piatti ritrovati”, dove sono evidenti le contaminazioni storiche che, a seconda del luogo di provenienza, privilegiano l’uso di spezie, aromi e sapori.
“Il lavoro di raccolta di queste specialità – spiega – testimonia la varietà della gastronomia sarda, espressione autentica delle eccellenze regionali e di un passato che rivive proprio attraverso la tradizione culinaria tramandata per secoli di famiglia in famiglia, di comunità in comunità”.
Il recupero dei piatti tipici punta quindi a dare nuovo impulso all’attrattività turistica. Lo hanno sottolineato esperti del settore come Anna Maria Baldino, cuoca e proprietaria del ristorante ‘Sa Macinera di Pula’, Giuseppe Farris dell’Arcadia di Capoterra, Paolo Trudu cuoco dell’alberghiero di Pula. Quest’ultimo, in particolare, ha evidenziato che “la cucina sarda è stata per tanto tempo sottovalutata, in generale i ristoranti si sono fatti prendere la mano dalla nouvelle cousine, tralasciando di fatto quella tradizionale”. Per Baldino e Farris, “la tradizione va rispolverata e riportata alla luce, anche venendo incontro alle nuove esigenze dei turisti che non cercano solo il mare”

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