giovedì, 19 Dicembre 2024

Ita, rush finale per Msc-Lufthansa e Certares

Si stringono i tempi per la vendita di Ita Airways ma bocche cucite da via XX settembre a Palazzo Chigi. Tuttavia il dossier dovrebbe essere arrivato sulla scrivania del presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo che lunedì scorso le due cordate in corsa per la newco, Msc-Lufthansa da una parte, il fondo Usa Certares in partnership commerciale con Air France-Klm e Delta Airlines dall’altra, hanno consegnato al ministero dell’Economia le rispettive offerte, riviste e affinate secondo quanto indicato dal governo.

A Draghi adesso la scelta di avviare una trattativa in esclusiva con una delle due cordate contendenti, per garantire alla compagnia nata dalle ceneri di Alitalia una strategia industriale solida ed evitare il ripetersi di parabole già viste. Il presidente del consiglio punta a chiudere la privatizzazione di Ita prima delle elezioni del 25 settembre, come annunciato in conferenza stampa lo scorso 4 agosto.

Da un lato Msc e Lufthansa offrirebbero 850 milioni di euro per l’80% di Ita, con il 60% a Msc, il 20% ai tedeschi e il 20% al Mef. Tre, secondo quanto trapela, i posti destinati a Msc nel futuro cda. Uno ciascuno invece per Lufthansa e Mef. Verrebbero quindi sviluppate sinergie con Msc sia per i passeggeri che per il cargo e Fiumicino diventerebbe l’hub di Lufthansa del Mediterraneo. Certares offrirebbe invece 650 milioni per una quota poco inferiore al 60%, lasciando poco più del 40% nelle mani del Tesoro, a cui spetterebbero due posti su cinque in un futuro board. Il fondo Usa punterebbe a dare a Fiumicino un ruolo centrale, come terzo hub dell’Europa continentale, insieme ad Amsterdam e Parigi, rafforzando sia le rotte del Nord America che quelle per l’America Latina e l’Africa. Inoltre, come Msc-Lufthansa, anche la proposta del fondo Usa prevedrebbe dei bonus sui risultati da distribuire al Mef in uscita. E non è escluso un investimento in Ita da parte di Delta e Air France in un secondo momento, con la compagnia francese che potrebbe rilevare una quota del 9,9%. Ma il via libera è condizionato al rispetto, da parte delle offerte, della cornice delineata dal Dpcm dello scorso febbraio, che ha dato il via alla privatizzazione.

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