Feste e miti del carnevale

Tutti gli eventi da Sauris a Muggia

Dalle maschere di legno di Sauris (Udine) che rievocano magiche presenze nella Notte delle lanterne, a 1200 metri di quota, nel cuore della Carnia, ai carri allegorici delle otto compagnie del Carnevale di Muggia (Trieste), l’unica città dell’Istria rimasta italiana affacciata sul Golfo di Trieste. L’itinerario in maschera comincia sul far della sera di sabato grasso (17 febbraio) a Sauris di Sopra, quando il Rolar, la figura simbolo del Carnevale Saurano, con il volto coperto di fuliggine e il suo aspetto inquietante, raduna le maschere che parteciperanno al corteo lungo il bosco e, tra gli inquietanti suoni dei suoi campanacci, danze e musica folklorica, la processione si anima all’insegna di un antico testo carnico che viene letto dal Kheirar, il gran cerimoniere che guida il corteo con la sua scopa e la faccia celata da una maschera in legno. Le Lipe Bile Maskire, bianche maschere ornate di merletti e fiori di carta, e gli abiti vecchi e logori dei Babaci e Kukaci, le maschere allegoriche che compaiono il mercoledì delle Ceneri, rappresentano, invece, le due anime contrapposte del carnevale in Val Resia (Udine), all’interno del Parco Naturale delle Prealpi Giulie. Il momento centrale è quello del mercoledì delle Ceneri (21 febbraio), quando a San Giorgio di Resia il fantoccio Babac, attore principale del Pust (il carnevale resiano) viene mandato al rogo dopo un processo tanto dissacrante quanto divertente per decretare la fine del Carnevale, sinonimo di bagordi, danza follia e divertimento. I suoni della citira, una sorta di violino antico, e della bunkula, una specie di violoncello, rappresentano gli ultimi momenti di festa, animati da danze folcloriche, prima di dare inizio all’astinenza della Quaresima.

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