Federalberghi Roma: nuove restrizioni porteranno Capitale sull’orlo del baratro

Federalberghi Roma denuncia la gravissima situazione del turismo della Capitale all’indomani della nuova Ordinanza del Ministero della Salute che definisce restrizioni più rigide per l’ingresso in Italia dei cittadini stranieri. “Come i numeri attestano da  tempo, le città d’arte sono state le più penalizzati dalla crisi Covid, con Roma vero epicentro del sisma. Le nuove disposizioni vanno ora a incrinare ulteriormente uno status quo che da noi vede ancora 350 alberghi chiusi su circa 1.250: nessun territorio ha registrato tante chiusure come quello della Capitale. Pur comprendendo e condividendo l’importanza delle esigenze di salute pubblica e protezione sanitaria – con gli hotel che hanno applicato ogni disposizione in maniera rigidissima e fin da subito – ora ci aspettiamo una vera e propria dèbacle”, ha detto il presidente Giuseppe Roscioli.
“Con questa Ordinanza – ha sottolineato ancora Roscioli – l’Italia stende nei fatti un tappeto rosso  verso altre destinazioni turistiche concorrenti, lasciando lavoratori e aziende del settore a guardare crescere impotenti altre economie mentre già tra qualche giorno migliaia di occupati perderanno il loro impiego a causa del mancato rinnovo della Cassa Integrazione Covid: insomma, come spesso accade, siamo ancora una volta bravissimi a farci autogol”.
A sostegno della parole del presidente di Federalberghi Roma le proiezioni previsionali dell’Ente Bilaterale del Turismo del Lazio (EBTL) relative al periodo Natale 2021/Capodanno 2022, che considerata la situazione dello scorso anno in cui, anche a seguito del DPCM del 3 Dicembre 2020, si era registrata una sostanziale assenza di domanda turistica nel periodo delle Feste, sono state realizzate in confronto con il periodo Natale 2019/ Capodanno 2020.
Per Giuseppe Roscioli l’inverno del turismo romano si preannuncia ora drammatico: “Nei prossimi mesi ci aspettiamo a questo punto ulteriori chiusure, mentre gli hotel che attendevano la primavera per provare a ripartire potrebbero definitivamente rinunciare a tornare attivi: il rischio concreto è quello di perdere per sempre un enorme e storico patrimonio di imprese e occupati del settore.”
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