Sicurezza in aeroporto? modello resta Tel Aviv: blindato anche all’esterno

All’indomani dell’attacco terroristico all’aeroporto Ataturk di Istanbul, si torna a parlare della sicurezza negli aeroporti. Il modello di sicurezza “stile Tel Aviv” rimane quello di riferimento, con pro e contro, come già indicato dagli esperti all’indomani dell’attentato all’aeroporto Zaventem di Bruxelles, a fine marzo scorso, e anche dopo la tragedia del volo Egyptair nel maggio successivo. Metal detector anche all’esterno, controlli lungo le strade d’accesso e ai varchi merci effettuati anche da militari, bonifiche ripetute dell’intero perimetro degli scali: da decenni negli aeroporti israeliani si accede solo dopo rigidissimi controlli.   

L’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv è protetto da un perimetro esterno all’interno del quale non si entra se non si è ‘verificati’. Il check point di accesso si trova ad alcuni chilometri dallo scalo vero e proprio ed è guardato da una sorveglianza armata che controlla in prima istanza chi arriva. Una volta superato quel filtro si è costantemente monitorati e, giunti ad ogni ingresso all’edificio, se ne trova un altro.

I punti visibili di controllo nello scalo sono diversi: a partire dal primo che avviene non appena ci si mette in fila per accedere ai banchi accettazione delle compagnie aeree. Lì si è interrogati da personale specificamente addestrato. Sono loro a decidere se un passeggero debba essere sottoposto ad ulteriore e più serrato controllo o meno. Una volta terminato questo passaggio, segue il normale check della persona e quello di polizia. Inoltre, in Israele la ‘security’ ha accesso alla lista dei passeggeri e il potere di fare su questa controlli incrociati in base a elenchi di persone sotto sorveglianza.   

In Italia il livello di sicurezza è alto sin dal marzo scorso. Pattuglie di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sorvegliano Fiumicino e gli altri scali principali italiani sia dentro l’aerostazione che nell’area esterna. Dopo Bruxelles è stata inoltre aumentata la videosorveglianza.    

In Europa dopo l’attacco allo scalo belga il dibattito sull’applicazione del modello israeliano è stato piuttosto acceso ed è approdato anche al Comitato Ue sulla sicurezza aerea, senza però arrivare a misure concrete. 

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