30% alberghi diffusi non sa se riaprire, Adi: serve un bando specifico

Dopo due mesi di lockdown, “già nel mese di maggio a riaprire è stato il 40% degli Alberghi diffusi. Un ulteriore 30% punta a farlo entro questo mese di giugno. Ma c’è una fetta di un altro 30% fortemente incerto se rimandare tutto al prossimo anno. Serve un bando specifico”.

A lanciare l’appello è l’Adi, l’Associazione nazionale che rappresenta un’offerta rigorosamente Made in Italy (è l’unico modello di ospitalità che abbiamo esportato e non importato), diffusa soprattutto nei borghi che contribuisce fortemente a tenere vivi e che potrebbe essere cruciale in un Paese dove, già prima della pandemia, si dovevano fare i conti con la concentrazione dei grandi flussi turistici.

A pesare sulle riaperture, racconta il presidente dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, Giancarlo Dall’Ara, sono, certo, i dubbi sul futuro, ma soprattutto “la situazione economica” aggravata dal fatto che “nelle delibere dei finanziamenti” per il Covid “molte Regioni non hanno incluso gli Alberghi diffusi nell’elenco delle categorie delle strutture ricettive che possono avere accesso ai fondi. Accade nel Lazio e non solo”. La richiesta dell’Adi è dunque “un provvedimento specifico per gli Alberghi Diffusi in Italia. Chiediamo un bando – spiega Dall’Ara – con finanziamento a fondo perduto per evitare la chiusura, un voucher turistico forfettario per chi pernotta da noi e la defiscalizzazione delle spese sostenute per beni e servizi acquistati all’interno della comunità”.

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