Cura Italia non cura il turismo, Astoi chiede fondo per emergenze

“La parte del decreto “Cura Italia” dedicata al turismo è un timidissimo e del tutto insufficiente palliativo, mentre il rischio che il comparto del turismo organizzato collassi è altissimo. Ulteriori ed immediati interventi dovrebbero quindi essere introdotti rapidamente perché il sistema non riuscirà a sostenere questa emergenza economica e andrà in default”. A lanciare l’appello è Astoi Confindustria Viaggi secondo cui.

“Il comparto del turismo organizzato, quindi tour operator e agenzie di viaggi – aggiunge l’associazione che raggruppa il 90% dei tour operator italiani – rappresenta 12.000 aziende e dà lavoro a oltre 50.000 addetti. Il blocco delle attività per queste imprese è arrivato da più fronti: dalle moltissime destinazioni estere che inizialmente hanno chiuso l’ingresso agli italiani e dall’impossibilità assoluta e totale di vendere viaggi in considerazione dell’emergenza da Covid19. Dalla fine di gennaio i tour operator stanno registrando solo uscite: costi extra per i rimpatri, rimborsi per le cancellazioni, stipendi dei dipendenti, affitti degli immobili, anticipi dati ai fornitori e penali applicate da questi ultimi (soprattutto fornitori esteri)”.

Per questo, secondo Astoi è “necessario istituire un fondo nazionale emergenze per assicurare la continuità aziendale del comparto, indennizzando così le cancellazioni registrate e l’impossibilità di vendere e produrre fatturato. Va sottolineato che questa misura è stata stanziata con il decreto “Cura Italia” per altri settori, fra cui Spettacolo, Cultura, Agricoltura e Pesca ma non per il Turismo. Il Cerved Industry Forecast stima che per il 2020 una perdita di fatturato per il comparto del turismo organizzato che va dal 35,5 al 68,8% rispetto al 2019″.

Inoltre Astoi giudica “del tutto insufficiente la sospensione per due mesi di versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria. Prefigurando uno scenario “zero incassi” sul prossimo trimestre, si chiede uno stralcio dei contributi di marzo e aprile e una sospensione per maggio e giugno 2020. Inoltre, si chiede la creazione di specifici crediti d’imposta per le spese sostenute in Italia e/o all’estero per il mantenimento di villaggi turistici/alberghi ovvero di impegni con strutture ricettive, con riferimento ad un arco temporale che non copra solo il mese di marzo. Inoltre, molti Tour Operator potrebbero accedere alla CIGS in quanto occupano più di 50 dipendenti, ma il decreto non prevede alcuna facilitazione per tali soggetti in materia di ammortizzatori sociali, anzi, complica la situazione, innescando dubbi e disparità di trattamento. In particolare, non è chiaro se ai predetti datori di lavoro possa applicarsi il trattamento di integrazione salariale ordinario con causale “Covid-19″ di cui all’art. 19 del Decreto, e non è altrettanto chiaro se i datori di lavoro che rientrano nel campo di applicazione della CIGS possano accedere alla Cassa in deroga per Covid-19, di cui all’art. 22 del Decreto”.

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