giovedì, 28 Marzo 2024

ANEF chiede a Governo Draghi di riprendere confronto su indennizzi alla montagna

ANEF, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, ritiene indispensabile garantire un futuro alla filiera socio-economica delle comunità di montagna, che risulta tra le più danneggiate dalle conseguenze dell’epidemia in quanto, pur non rappresentando lo sci un’attività di per sé stessa pericolosa ai fini del contagio, le aziende sono state completamente bloccate e impossibilitate a lavorare fin dal 10 marzo 2020, in ragione della scelta, peraltro comprensibile, di limitare la mobilità dei turisti e di evitare qualsiasi occasione di assembramento.

I continui spostamenti delle date di apertura, prima annunciate e poi annullate con ben 7 rinvii in 3 mesi, hanno comportato, oltre alla profonda delusione di tutti gli operatori, enormi disagi organizzativi e pesanti costi di preparazione, che ora compromettono la sostenibilità aziendale – si legge in una nota dell’Anef -. I gestori delle aree sciabili infatti, avendo completamente perso ogni occasione di ricavo per la stagione invernale 2020-2021, si stanno trovando in una situazione di grave difficoltà, per la necessità di continuare a sostenere gli ingenti costi fissi, senza poter contare su alcuna prospettiva di incasso da oggi fino a dicembre 2021. In totale saranno 21 mesi senza ricavi, a fronte di costi strutturali che superano, a livello aggregato, i 600 milioni di euro annui.
In ragione della grave situazione generale del settore, già dal mese di dicembre 2020 ANEF ha avviato un intenso confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, al fine di arrivare alla definizione di misure di indennizzo che potessero risultare adeguate e coerenti con la dimensione del danno subito dalle singole società.
L’Associazione ha voluto basare il confronto su dati oggettivi, certi e verificabili. Per fare questo ha avviato un’approfondita indagine alla quale hanno partecipato più di 170 aziende associate, per un totale di ca. 1200 impianti su 1800, che si sono rese disponibili ad operare una riclassificazione analitica dei propri bilanci, allo scopo di far emergere in modo puntuale sia il valore della produzione (valore medio in un anno normale rispetto al dato 2020/2021), sia l’incidenza dei costi, considerati in ogni singola voce e suddivisi tra fissi, semi-fissi e variabili. Tale indagine, presentata al Governo a metà gennaio, ha fornito prova oggettiva di quanto ANEF aveva già rappresentato negli incontri istituzionali con i vari interlocutori politici.
In particolare, è emerso che il comparto presenta delle peculiarità che lo differenziano da tutti gli altri settori industriali del Paese, in quanto concentra quasi il 90% degli incassi annuali in soli 4 mesi (dal 1° dicembre al 31 marzo circa) e, al contempo, deve confrontarsi con una struttura di costi fissi estremamente rigida, tanto che i costi incomprimibili, in quasi tutte le aziende, superano abbondantemente il 70% del fatturato.
L’intenso confronto con il Governo sulle misure di indennizzo ha portato nelle scorse settimane a individuare come ragionevole l’applicazione anche in Italia del modello studiato in Francia e già notificato alla Commissione Europea. Un modello che, partendo dai limiti imposti dal “Temporary Framework”, garantisce tempestività nell’intervento e tutela degli interessi dello Stato, in quanto offre il vantaggio di consentire una definizione rapida e sicura dell’entità dell’indennizzo di spettanza ad ogni impresa, pur nel rispetto di tutte le necessarie procedure di controllo e di verifica dei requisiti dei singoli richiedenti.
ANEF conferma la propria totale disponibilità a collaborare e chiede al nuovo Governo di agire con urgenza e tempestività, riprendendo il lavoro già fatto, così da garantire a tutti gli operatori della montagna il giusto indennizzo, più volte promesso. Risulta, dunque, estremamente urgente attivare idonee misure di indennizzo per il danno subito dalle società funiviarie a favore della sicurezza e della salute di tutti i cittadini. Tali misure dovrebbero essere rapide, dirette ed erogate sotto forma di capitale immediatamente utilizzabile, perché molti operatori, dopo 12 mesi senza ricavi, soffrono una tremenda crisi di liquidità, non sono più in grado di ricorrere al credito bancario e iniziano a non avere la possibilità di fare fronte nemmeno alle spese correnti.

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