lunedì, 25 Novembre 2024

Assohotel chiede ai ministri proroga per il Cpi

Dal 1° luglio molte strutture alberghiere rischiano la chiusura

Il 30 giugno scade la proroga di 12 mesi concessa nel 2008 per l’applicazione della normativa antincendio per le strutture ricettive alberghiere con oltre 25 posti letto. Il 1° luglio, infatti, oltre la metà delle strutture ricettive alberghiere italiane potrebbe essere chiusa d’ufficio dai Comuni, con il ritiro della licenza, per mancanza del certificato Cpi (Certificato prevenzione incendi). “Per questo motivo – afferma Giorgio Nocchi, presidente di Asshotel-Confesercenti – ho scritto al ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla e al ministro dell’Interno Roberto Maroni per chiedere una proroga in materia di applicazione della normativa antincendio. La richiesta della nostra Associazione – prosegue Nocchi – oltre che dalla tutela delle attività produttive, è dettata dalle difficoltà, spesso insormontabili, delle micro e piccole imprese turistico-ricettive ad adeguarsi alla norma”.  Asshotel si è impegnata anche in passato per ottenere una semplificazione delle regole tecniche e ribadisce anche oggi che, per le microstrutture stagionali e non, e per quelle dei centri storici delle città d’arte, vanno studiate soluzioni percorribili dalle piccole e medie aziende ricettive che non si sono ancora adeguate. Sono numerose le difficoltà incontrate da queste imprese ed esse non possono continuare ad affrontare una situazione di precarietà per il mancato possesso del certificato di prevenzione incendi (Cpi). Si ritiene, dunque, necessario fare uno sforzo per dar loro la possibilità di adeguarsi, tenuto conto che alcune prescrizioni di sicurezza sono già state introdotte dalle imprese stesse. “L’auspicio – conclude Nocchi – è che le necessità delle pmi ricettive alberghiere vengano recepite e la proroga accolta, perché la questione dell’adeguamento alla norma antincendio è solo uno dei tanti aspetti problematici della vita delle imprese alberghiere, strette fra norme vincolanti e, almeno per ora, dalla scarsità di fondi finalizzati ad una più incisiva politica turistica e promozionale per rilanciare il marchio Italia”.

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