ConfAlberghi: aumento tassa soggiorno scoraggerà turisti

Il turismo è stretto tra aumenti spaventosi dei costi, primo tra tutti è quello dell’energia, e la crescita astronomica del costo dei mutui accesi per resistere alla crisi Covid. Già a fine 2020 il ricorso all’indebitamento bancario nel settore alberghiero era di +45,6% a fronte del dato medio italiano di +34,5%. Una situazione molto delicata per le imprese del settore: la domanda turistica sta andando bene, ma l’incremento dei costi sta azzerando i margini rendendo sempre più difficile il recupero dei due anni di fermo causati dalla pandemia. L’aumento della tassa di soggiorno varato nella Legge di Bilancio pesa su un equilibrio ancora difficile.

Lo rileva Confindustria Alberghi, secondo cui il paradosso è che il settore dà già moltissimo ai comuni tra Imu, Tari, tassa di soggiorno ordinaria e molte imposte minori. Ma a quanto pare non basta e si pensa di poter spremere ancora le imprese.

Le 22.000 aziende del settore alberghiero sono strangolate dal carico fiscale e dagli aumenti che in alcuni casi stanno superando ampiamente il dato già impressionante dell’inflazione. Le città che sono le prime destinazioni del provvedimento, in questi mesi hanno vissuto di una domanda estera sostenuta, ma già oggi scontano l’apprezzamento dell’euro e, con la stretta sui tassi che la Bce ha già annunciato per i prossimi mesi, vedono ridurre drasticamente la propria attrattività e competitività rispetto ad altri mercati. “Il carico ulteriore di una tassa che arriva a 10 euro al giorno a persona non può non pesare sui costi di viaggio e scoraggerà ulteriormente la domanda” concludono gli albergatori.

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