I porti italiani sono "spesso penalizzati da una normativa inadeguata e da povertà di finanziamenti". Lo ha sottolineato il neo presidente di Confitarma, Paolo d'Amico, all'assemblea degli associati spiegando che "da un lato le infrastrutture portuali non risultano in linea con l'evoluzione della flotta: non solo unità italiane, ma navi di tutto il mondo spesso non vengono nei nostri porti perché non trovano scali adeguati a riceverle o, semplicemente, perché i fondali non sono abbastanza profondi".
"Tutti – ha rilevato d'Amico – avvertono l'esigenza di colmare il gap infrastrutturale del sistema portuale italiano per consentirgli di cogliere le opportunità che verranno offerte dalla futura ripresa economica, ma mentre tutti sono d'accordo sulla diagnosi sussistono molte perplessità circa la terapia da seguire. Nodo fondamentale – ha concluso – resta la realizzazione dell'autonomia finanziaria delle Autorità portuali, questione considerata strategica per lo sviluppo delle infrastrutture e per la futura ripresa dei traffici".