L’Italia può sviluppare un vantaggio competitivo sostenibile nei settori legati alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale. E’ quello che è emerso dal rapporto su “Arte, turismo culturale e indotto economico” commissionato da Confcultura e dalla Commissione Turismo e cultura di Federturismo a PriceWaterhouse Coopers. “Eppure nonostante 43 siti Unesco ricadano sul Belpaese – sottolinea Giacomo Neri di PricewaterhouseCoopers Advisory – il Rac, indice che analizza il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, mostra come gli Stati Uniti, con la metà dei siti rispetto all’Italia, hanno un ritorno commerciale pari a 7 volte il nostro (160 milioni di euro contro i nostri 21 milioni). In particolare, le stime degli analisti PwC indicano che il settore culturale e creativo in Italia raggiunge solo il 2,6% del Pil nazionale (pari a circa 40 miliardi di euro), rispetto al 3,8% di Gran Bretagna (circa 73 miliardi di euro) e 3,4% della Francia (circa 64 miliardi di euro). È evidente – conclude Neri – il gap competitivo e la scarsa capacità di sviluppare il potenziale del nostro Paese”. Il Pil del turismo culturale sul totale del Pil dell’economia turistica italiana è pari al 33%, con un valore di 54 miliardi di euro, inferiore rispetto al 39% della Spagna ma superiore al 28% del Regno Unito e al 31% della Francia.