domenica, 24 Novembre 2024

Iata: a gennaio traffico pax è cresciuto solo del 4,3%

I dati sembrano segnalare il cambio di rotta dopo i buoni numeri del 2007

Come previsto. I dati relativi al traffico internazionale per il mese di gennaio diramati dalla Iata sembrano essere il segnale di inizio del rallentamento. La domanda infatti a gennaio è cresciuta del 4,3%. Un risultato nettamente inferiore rispetto alla crescita del 6,7% registrata a dicembre 2007 ed al 7,4% registrato per l’intero anno 2007. La crescita della capacità pari al 4,2% ha visto i coefficienti di carico aumentare gradatamente al 75,1%. I vettori europei hanno registrato con lo 0,3% la riduzione maggiore (rispetto al 5,5% di dicembre) e la crescita più debole di tutte le regioni. Mentre il traffico all’interno dell’Europa è rimasto relativamente alto, la caduta più ampia è avvenuta nei mercati a lungo raggio. Ciò è in gran parte dovuto all’euro forte che ha indebolito la competitività delle compagnie aeree europee.
I vettori del Nord America hanno registrato una crescita del traffico passeggeri internazionale pari al 5%, leggermente inferiore rispetto al 6% registrato a dicembre. Il traffico nazionale negli Usa si è contratto del 3-4%, poiché i vettori hanno ridistribuito la capacità su rotte internazionali più remunerative. I vettori dell’Asia Pacifico hanno visto una caduta marginale nella crescita della domanda dal 6,2% di dicembre al 5,7% di gennaio. Le compagnie aeree dell’America Latina continuano a registrare un forte recupero (crescita del 16,9% a gennaio) mentre il Medio Oriente la crescita è pari al 7,4%, in deciso calo. Le compagnie aeree africane hanno registrato per il secondo mese consecutivo una crescita lenta (2,8%), nonostante la buona crescita economica a livello regionale. “I dati relativi ad un mese – ha dichiarato Giovanni Bisignani, direttore generale e ad della Iata non sono sufficienti per definire una tendenza, ma comunque il brusco cambiamento degli schemi di crescita della domanda rende chiaro che la stretta creditizia negli Usa sta influenzando negativamente il trasporto aereo”.
 

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