La riforma del Mibact non piace a tecnici e archeologi

Una riforma “che sconcerta perché rende ancora più difficile la tutela” e che anzi rischia “di far collassare l’intero sistema della tutela”. Dopo le perplessità espresse da Cgil, Cisl e Uil di settore, arriva dall’Assotecnici, associazione di categoria che raccoglie archeologi, architetti e storici dell’arte del Mibact, una decisa bocciatura al nuovo decreto di riforma del ministero.   

In una nota l’associazione elenca cinque punti di preoccupazione, dalla “nuova fase di incertezza” che si aprirà per il ministero di via del Collegio Romano con la necessità di rimettere a bando tutti i posti di soprintendente “proprio nel momento in cui l’emergenza del silenzio-assenso, avrebbe richiesto la continuità della firma su atti che vanno predisposti più celermente”, agli spostamenti di sede e di personale che riguarderanno “più di 50 uffici”. Dalle ricadute sulla gestione amministrativo contabile  dei nuovi passaggi di consegne alle “ulteriori spese e carichi di lavoro”, al personale costretto a “lavorare almeno il 40% del tempo per applicare la riforma perché il già fatto deve essere continuamente rifatto”.      

Intanto gli Archeologi del Pubblico Impiego – comparto Mibact hanno chiesto un incontro “urgente” al ministro Franceschini sulle “conseguenze negative” del decreto ministeriale di riforma, definita “pericolosa e inefficace”. Secondo gli archeologi, il decreto “stravolge nuovamente l’assetto del ministero per venire incontro a problematiche paradossalmente innescate proprio dalle recenti scelte dello stesso governo in materia di silenzio-assenso e in materia di riorganizzazione della P.A. (v. Legge Madia)”. 

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