La città greca di Eleusi (in greco contemporaneo Elefsina) ha lanciato il suo anno di Capitale europea della cultura per il 2023. Un anno che, nelle speranze del piccolo centro di 30.000 abitanti a ovest di Atene, dovrebbe segnare una rinascita, secoli dopo essere stata il centro dei culti pre-ellenici segreti detto Misteri e un recente destino industriale ora in visibile decadenza.
Non a caso, il tema è Misteri della Transizione, l’aspirazione di intraprendere un nuovo passaggio, ideato dal direttore artistico Michail Marmarinos. “Con questo anno da Capitale europea della Cultura vogliamo metterci al centro dell’attenzione internazionale, con la collaborazione dello Stato, dei privati e delle comunità locali abbiamo superato tante difficoltà per giungere a questo risultato. Siamo la più piccola capitale della Cultura di sempre”, dice il sindaco Argyris Oikonomou.
Dopo la cerimonia di inaugurazione, alla presenza della presidente della Repubblica ellenica Katerina Sakellaropulou e del vicepresidente del Parlamento europeo Margaritis Schinas, performance e mostre di artisti internazionali e greci ispirati dai Misteri punteggiano le due giorni di celebrazioni tra fabbriche e navi abbandonate, spazi culturali e siti archeologici, ognuna della quali ha un numero. Come Mistero 17, dedicato alla leggendaria attrice e poi ministro della Cultura Melina Mercouri, colei che lanciò l’idea di celebrare le capitali europee della Cultura, con poster, foto, filmati d’annata.
Per il direttore artistico Michail Marmarinos, la scelta di Eleusi si spiega con la moltitudine di temi che il piccolo centro contiene “archeologia, e archeologia industriale, immigrazione, lotta sociale, problema ambientale. La cultura, in questo caso, può fare la differenza e lasciare un’eredità tangibile e intangibile…la transizione è stata scelta come metafora della città’, ci sono spazi che sono stati aperti, che saranno utili anche ad Atene. Come ad esempio la scuola di coreografia”.
Eleusi scommette su un futuro diverso dal suo importante passato remoto – ricordato dall’imponente sito archeologico – e da un pesante passato prossimo.