L’Autorità di garanzia per gli scioperi ha svolto un’audizione con i rappresentanti dell’Aran, della presidenza del Consiglio e del ministero dei Beni culturali per una prima ricognizione delle problematiche connesse all’attuazione del decreto legge, che ha incluso la fruizione dei siti archeologici e museali tra i servizi pubblici essenziali. All’audizione erano state invitate anche le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil, che però hanno deciso di non partecipare alla riunione, invocando il principio di autonomia negoziale nella definizione degli accordi attuativi delle norme di legge.
Nel corso del dibattito, dopo una lunga ed approfondita discussione, il Garante ha rappresentato la necessità di addivenire in tempi rapidi alla sottoscrizione di un accordo tra le parti, in grado di individuare le prestazioni indispensabili da assicurare in caso di sciopero nel comparto dei beni culturali, così come previsto dal decreto legge, in corso di conversione presso il Parlamento.
A tal fine, il Garante ha fissato un termine di 60 giorni entro il quale le parti dovranno sottoporre il testo dell’accordo, come previsto dalla legge, al giudizio di idoneità dell’Autorità. In mancanza di soluzioni concordate tra le parti l’Autorità di garanzia – conclude la nota – “potrà esercitare il proprio potere sostitutivo di regolamentazione della materia”.
Intanto la Cgil annuncia battaglia. “Il decreto Franceschini a concreta applicazione impedirà a circa l’80% dei lavoratori che stanno nei luoghi di cultura di esercitare il diritto di sciopero, in
quanto i numeri normalmente impiegati per le aperture corrispondono a quelli identificati dal decreto per tenere aperti i siti in caso di sciopero. Su questo fronte, la
battaglia ora si sposta al Parlamento dove il decreto dovrà essere convertito”, spiega Claudio Meloni coordinatore Cgil dei beni culturali.