La nuova Alitalia rischia di decollare con numeri dimezzati rispetto alla vecchia compagnia. Nel nuovo piano industriale che lunedì 21 dicembre verrà mandato alle Camere, l’aviolinea partirebbe, secondo indiscrezioni di stampa, con 51 aerei e 5 mila dipendenti. Rumors che preoccupano i sindacati, pronti a dire ‘no’ a questi numeri, appellandosi all’azionista, il ministero dell’Economia, perché dia un indirizzo chiaro. La verifica i sindacati la avranno già nelle prossime ore nell’incontro con l’ad Fabio Lazzerini, che proprio nei giorni scorsi ha promesso che con i rappresentanti dei lavoratori “dialogheremo sempre con la massima trasparenza, dobbiamo lavorare insieme”.
Le indiscrezioni arrivate alla vigilia dell’incontro, tuttavia, surriscaldano il clima. “Se questo dovesse essere il piano che ci presentano assolutamente non lo condividiamo”, avverte il segretario generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi. “Un piano così sarebbe insoddisfacente anche dal punto di vista industriale. Comprendiamo la cautela in questo momento di incertezza, ma se questo dovesse essere il piano, sarebbe troppo poco coraggioso anche sul piano industriale”, prosegue Tarlazzi, evidenziando “preoccupazione” anche sul fronte occupazionale, con il problema del mantenimento delle abilitazioni per chi resta nella vecchia azienda, oltre al nodo del mancato finanziamento del fondo di solidarietà del Trasporto aereo.
La nuova compagnia, che decollerà ad aprile, partirebbe con un dimezzamento degli aerei (51, dagli attuali 104) e dei dipendenti (5 mila dagli attuali 10.500): numeri che, secondo le indiscrezioni, si punterebbe a raddoppiare entro il 2026 (arrivando a 104 aerei, con un conseguente aumento dei dipendenti). Si ipotizzerebbe anche un taglio delle rotte e delle frequenze nazionali.
Del resto nella sua ultima audizione alla Camera, Lazzerini aveva anticipato che i prossimi 12 mesi saranno di “navigazione a vista”, con un piano “molto dinamico” e la dotazione di 3 miliardi che non verrà sfruttata subito, ma va tenuta pronta per essere investita nel momento in cui il mercato mostrerà segni di ripresa. Ora il progetto del piano è atteso venerdì 18 dicembre al vaglio del cda di Ita per poi essere inviato il 21 dicembre alle Camere. Nel giro di un mese il Parlamento dovrà dare il proprio parere e parallelamente inizierà il percorso con la commissione Ue. Solo dopo il via libera di Bruxelles il business plan potrà tornare in cda per essere approvato: a quel punto inizieranno le trattative con tutti i soggetti coinvolti. Un processo che si preannuncia fin d’ora lungo e non facile.