Occhi puntati su Atlantia per capire quale sarà il destino di Alitalia. Quando manca una settimana scarsa alla scadenza del 30 aprile, la holding dei Benetton è considerata il tassello mancante al progetto che Fs sta portando avanti da cinque mesi. E mentre si attende dal cdm l’ok alla norma su Alitalia nel dl crescita, ora la palla è nelle mani della politica e soprattutto del M5s: si tratta infatti di capire cosa i grillini saranno disposti a concedere alla società che proprio i 5s hanno preso di mira dopo il crollo del ponte di Genova.
Ma il tempo stringe ed è possibile che il dossier finisca al centro di un vertice di Governo nei prossimi giorni (o dopo il rientro del premier Conte dalla Cina). Anche perché senza Atlantia, lo spettro per Alitalia è la liquidazione, con Lufthansa sempre alla finestra.
Una tessera del puzzle è in arrivo con il dl crescita all’esame del consiglio dei ministri, che conterrebbe anche una norma ad hoc per Alitalia: la misura cancellerebbe, dopo tre proroghe, il termine del 30 giugno per la restituzione del prestito ponte (da 900 milioni) e consentirebbe l’ingresso del Tesoro usando i proventi degli interessi sul prestito.
Il Tesoro potrebbe così entrare nella newco con una quota del 15%, che andrebbe ad aggiungersi al 30% di Fs e al 10-15% di Delta. Il nodo, però, è il restante 40% per il quale in questi mesi è stata condotta una caccia a possibili partner, dalle partecipate italiane (da Cdp a Fincantieri e Leonardo) ai possibili soci industriali stranieri (China Eastern). Sfumate tutte le varie ipotesi, sul tavolo sarebbe rimasta solo la soluzione del ‘partner a mercato’, ovvero Atlantia. Ma la posizione della società, che per settimane ha fatto capire di non essere interessata, è stata confermata ufficialmente nei giorni scorsi in assemblea: “Abbiamo talmente tanti fronti aperti che aprirne un altro in più, particolarmente complesso, non ce lo possiamo permettere”, ha detto l’ad Giovanni Castellucci.
Non è però da escludere che le cose possano cambiare se dal Governo arrivassero aperture su qualcuno dei dossier su cui si confrontano da mesi Autostrade e il Ministero dei trasporti: dalla procedura di revoca della concessione (che dovrà rispondere al Mit entro il 3 maggio), ai progetti per 4,9 miliardi che Aspi potrebbe far partire entro l’anno ma su cui manca l’ok del Mit, fino ai nuovi modelli tariffari proposti dall’Autorità dei trasporti.
Si profila infine anche l’ipotesi di uno slittamento del termine del 30 aprile, ma questo potrebbe avvenire, secondo quanto si apprende, solo se dovesse prendere corpo l’ipotesi Atlantia. Se saltasse, per Fs non ci sarebbero i presupposti per fare un’offerta alle condizioni indicate a ottobre. L’eventuale proroga però porterebbe i sindacati a proclamare lo sciopero: “Se venisse prorogata la data del 20 saremmo costretti alla mobilitazione già per maggio”, ribadisce Claudio Tarlazzi della Uilt. La finestra possibile è 20-21 maggio.