Una base di 3.250 esuberi che potrebbe salire a 3.950. C’è, infatti, un punto interrogativo sul destino dei 700 lavoratori di call center, information technology e amministrazione di Alitalia. La trattativa sul piano Fenice della ‘Compagnia aerea italiana’ guidata da Roberto Colaninno è partita ieri al ministero del Lavoro con una dead line fissata dal ministro Maurizio Sacconi in giovedì prossimo, 11 settembre. I sindacati, che hanno accolto l’illustrazione del progetto mostrando un’apertura di massima al confronto, intendono affrontare tutti i nodi senza scadenze e comunque preferiscono rimandare a oggi (alle 15 riprende la trattativa), un giudizio più ragionato. Ma l’offerta della cordata di imprenditori reclutata da Intesa SanPaolo, advisor per la privatizzazione, scade il 30 settembre.
Intanto, il Gruppo Banca Leonardo è stato nominato dal ministro Scajola esperto indipendente per compiere la perizia sugli asset che la Cai intende acquistare. Per la nuova Alitalia c’è un progetto di leader domestico con una quota di mercato del 56%, con un network completo fra breve, medio e lungo raggio per 75 destinazioni con un totale di 153 aerei dal 2009. Lo scalo di Milano Linate diventerebbe city airport per il collegamento con Roma-Fiumicino e per la maggior parte delle 16 destinazioni intercontinentali si riaprirebbero le porte di Malpensa. Una prospettiva che alcuni sindacati hanno interpretato come tagliata più su un’alleanza con Lufthansa piuttosto che con Air France-Klm. Infine, il commissario europeo ai Trasporti Stefano Tajani non esclude che Bruxelles chiederà ulteriori chiarimenti sul decreto legge per il salvataggio di Alitalia. E la valutazione, comunque, arriverà non in tempi brevissimi.