La privatizzazione di Ita potrebbe rivelarsi una delle vittime della fine del governo Draghi. Secondo quanto scrive Repubblica.it, un governo dimissionario – in carica per il solo “disbrigo degli affari correnti” – difficilmente potrà cedere la compagnia aerea di Stato. Ma Ita non si rasssegna, e secondo alcune fonti, avrebbe avviato il dialogo con il ministero dell’Economia, azionista unico del vettore, perchè la privatizzazione – regolata da un decreto, da un Dpcm di marzo – è dentro il perimetro degli “affari correnti”.
La privatizzazione, inoltre, sarebbe un impegno assunto con l’Ue, dunque inderogabile. Nel caso il ministero del’Economia conservi il 100% della compagnia aerea, rinviando la cessione di Ita, allora i soldi pubblici investiti (720 milioni ad oggi) potrebbero configurarsi come aiuti di Stato. Inevitabile sarebbe la contestazione dell’Europa.
Gli emissari di Ita, infine, avvertono che la mancata vendita determinerebbe un danno irreparabile per le casse pubbliche, visto che sfumerebbe un’entrata di alcune centinaia di milioni di euro. Sono i soldi che le due cordate in lizza (Msc con Lufthansa; il fondo Certares con Air France e Delta) vogliono versare all’Italia per la maggioranza delle azioni di Ita.
Perché la privatizzazione avanzi, il premier dimissionario Draghi e il ministro dimissionario Franco (Economia) dovrebbero avviare peraltro una procedura irrituale: chiamare i leader di tutti i partiti e ottenere il via libera alla cessione della compagnia da ognuno di loro. Ma in questo caso, almeno un partito – Fratelli d’Italia – negherebbe il suo benestare. Del resto, Fratelli d’Italia è anche l’incubo dei potenziali compratori (Msc con Lufthansa; il fondo Certares con Air France e Delta). Ottenere oggi (in teoria) il via libera di Draghi a un atto preliminare di vendita non significa conquistare la compagnia, ricorda ancora il quotidiano. L’atto definitivo di acquisto verrebbe sottoscritto a dicembre. Dunque Fratelli d’Italia – se vincitore delle elezioni del 25 settembre – avrebbe tutto il tempo per far saltare la privatizzazione.