Ryanair parte alla conquista di Alitalia ma mette dei paletti. Una ristrutturazione “adeguata” da parte dei commissari in modo che possa diventare redditizia e il controllo di una quota di maggioranza per non avere le mani legate come Etihad. A svelare le carte è l’ad Michael O’Leary.
“Ryanair ha presentato una manifestazione di interesse per Alitalia e sarebbe interessata all’acquisto se i commissari si impegneranno a fare importanti cambiamenti e una ristrutturazione adeguata all’interno della compagnia, in caso contrario non saremo interessati”, ha detto O’Leary, precisando che “Alitalia rappresenta una opportunità, ma non dobbiamo necessariamente comprarla”. Quindi “tutto dipenderà dal lavoro che faranno i commissari” perché “nessuno è interessato ad acquistare una compagnia che perde soldi”, ha sottolineato.
Secondo O’Leary si tratta “di fare cose molto semplici” e che sono state “sempre rimandate”, ossia “strappare l’accordo con Air France”, che non permette alla compagnia di svilupparsi sul lungo raggio, “rinegoziare gli accordi aeroportuali con Adr, dove al momento Alitalia paga cifre molto alte, rivedere i contratti di leasing e ridurre il numero di dipendenti perché la compagnia non ha bisogno di tutte quelle persone in più”. Per O’Leary ad Alitalia ci sarebbero “4.000-5.000 dipendenti che non sono piloti, non sono assistenti di volo o ingegneri e quindi non si sa cosa fanno”.
L’altro punto fermo è la possibilità di avere “la maggioranza” nella nuova società, mentre “non interessano gli slot”. E nel caso in cui l’offerta della compagnia irlandese dovesse andare in porto, O’Leary ha messo le mani avanti circa le future relazioni con i sindacati e la politica italiana. “Se dovessimo acquistare Alitalia, non la gestiremmo con le interferenze di politici e sindacati”, ha affermato.
Intanto si è sbilanciato anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Graziano Delrio. “Credo che Alitalia abbia un futuro”, ha ribadito, sottolineando che “i commissari esamineranno tutte le proposte e valuteranno quella più utile secondo parametri di utilità per il Paese, i lavoratori e i servizi”.
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Oggi giorno, licenziare 5000 lavoratori si chiama "ristrutturazione".