Slot, rotte e staff: le domande Ue su Ita-Lufthansa

Nel giorno in cui l’istrionico ceo di Ryanair, Michael O’Leary, da Milano e da Roma spara a zero sul decreto prezzi italiano e sugli acerrimi
nemici di Berlino, il dialogo tecnico a Bruxelles per portare il matrimonio tra Ita e Lufthansa al traguardo finale entro l’anno non si arresta. Le due compagnie sono state chiamate a rispondere a una miriade di domande, nell’ordine di un centinaio, per un esame “particolarmente approfondito” al termine del quale sperano in un risultato positivo anche a costo di rinunciare a qualche slot.

Mentre il gruppo tedesco è in pressing per fare presto, il lavoro negli ambienti Ue si concentra su tutti i possibili impatti sul mercato: slot, rotte, staff, prezzi dei biglietti in prima linea. Con il proposito delle due parti di sciogliere i nodi principali del dossier entro il mese e passare alla notifica ufficiale che darà il via all’istruttoria vera e propria.
Una procedura “normale” per un’operazione considerata di “grande impatto” sul settore, osservano a Bruxelles. Una considerazione dalla quale i servizi dell’antitrust Ue sono partiti per porre ai due vettori via via quesiti, richieste di chiarimenti e delucidazioni in gran numero.

In questo caso, sotto la lente sono in particolare le rotte e gli slot sovrapposti delle due compagnie, i rischi di monopolio e duopolio soprattutto negli principali hub – dai due italiani Linate-Fiumicino passando ai tedeschi Francoforte-Monaco, fino alle tratte nord Atlantiche -, la garanzia di discontinuità economica tra Alitalia e Ita anche nello staff, il pericolo di un aumento dei prezzi.

Tutte criticità che, nella visione del rivale O’Leary, sono destinate a riversarsi sul mercato aiutando “il turismo tedesco” e che, pertanto, richiedono perlomeno “una ridistribuzione degli slot per aumentare la concorrenza”. E, dopo la disputa politica partita da Roma, a fare pressione sull’Ue è soprattutto la big tedesca. Che come Ita punta a chiudere l’operazione entro fine anno. Nella migliore delle ipotesi, è il pensiero a Berlino, il gruppo di Carsten Spohr dovrà rinunciare a diversi slot. Anche se, è l’affondo di O’Leary, alla fine “l’Ue darà il via libera all’accordo perché fa sempre quello che vuole la Germania”.

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