Virgin Australia, piano rilancio riduce di 1/3 forza lavoro

Virgin Australia ridurrà di almeno un terzo la sua forza lavoro, da 9000 a 6000 dipendenti, e chiude la sua affiliata low-cost Tigerair. È quanto prevede un piano per risollevare la compagnia entrata in aprile in amministrazione volontaria sotto il peso di ingenti debiti, dopo l’imposizione di restrizioni sui viaggi legata alla pandemia di Covid-19 e dopo che il governo di Canberra ha escluso una serie di piani di salvataggio. La linea aerea, che è stata acquisita dal colosso finanziario Bain Capital di Boston specializzato in investimenti nel settore dell’aviazione civile, dimezzerà la sua flotta e opererà solo voli domestici nel futuro prevedibile, senza però trasformarsi in operatore low-cost e mantenendo le due classi di viaggio. Il piano di rilancio è stato presentato ieri dal direttore esecutivo di Virgin Australia Paul Scurrah, che ha mantenuto l’incarico sotto Bain Capital.
“Si stima che il settore aereo domestico impiegherà tre anni per tornare ai livelli pre-pandemia, mentre è impossibile fare previsioni per i voli internazionali, la cui ripresa sarà comunque molto lenta”, ha detto Scurrah, che ha ripetuto gli appelli del settore al governo di un piano di lungo termine. La compagnia prevede tuttavia di riprendere i voli per Nuova Zelanda, Figi, Tokyo e Los Angeles, quando verranno tolte le restrizioni.
Secondo i sindacati la perdita di un terzo dei posti di lavoro è devastante e dimostra che il governo avrebbe dovuto fornire sostegno diretto al settore. “I governi di altri paesi hanno scelto di sostenere la loro industria aeronautica, ma questo governo ha scelto di voltare le spalle ai lavoratori dell’aviazione nel pieno della più grave recessione dai tempi della grande depressione”, ha detto la presidente nazionale della confederazione sindacale Actu, Michele O’Neil.

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