"Apprezzo molto il progetto di Convention bureau nazionale fatto dai privati, perché rompe un altro tabù che non ha più ragione d'essere, che ha impedito sino a ora una giusta integrazione tra pubblico e privato. Condivido anche la necessità di riformare il titolo V, uno dei punti centrali del programma di governo, non solo sul turismo. Non possiamo però aspettare che questa riforma arrivi perché richiede anni. Dobbiamo anticipare il percorso, e a questo proposito sto cercando di approfondire il ruolo dell'Enit, per quanto possibile secondo la normativa vigente". Con queste parole il ministro per i Beni Culturali e il Turismo Dario Franceschini ha chiuso i lavori della tavola rotonda conclusiva della settima Convention nazionale di Federcongressi&eventi, tenutasi a Venezia presso Terminal 103 di Marittima.
La nascita di un Convention bureau nazionale e un intervento sul Titolo V della Costituzione erano stati sollecitati a più riprese dai rappresentanti delle associazioni di categoria e dagli addetti ai lavori intervenuti all'incontro.
Aveva iniziato Armando Peres, presidente del Comitato Turismo dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che ha ripercorso i problemi che impediscono all'industria degli eventi italiana di esprimersi per quanto potrebbe, ossia la governance (manca un coordinamento nazionale a livello sia turistico sia specifico congressuale), il sistema infrastrutturale, l'inadeguatezza di molte strutture congressuali, l'accoglienza a volte insufficiente causa le ridotte dimensioni degli alberghi e il loro posizionamento lontano dai centri congressi, la fiscalità, la formazione professionale.
Carlotta Ferrari, vicepresidente di Federcongressi&eventi, ha invece ricordato la storia del progetto del convention bureau nazionale. "Noi privati – ha detto – abbiamo deciso di agire in prima linea, dotandoci di risorse nostre, creando un organismo in grado di rilanciare il settore. Le quattro grandi associazioni di categoria hanno deciso di condividere integralmente il progetto di Convention bureau Italia "business oriented", che funga da principale interlocutore di Enit sul congressuale, in collaborazione con le Regioni e in totale autonomia economica". Il modello di organizzazione del Convention bureau è quello della Rete d'Impresa, che lascia grande autonomia alle singole imprese e consente l'ingresso di altre imprese anche dopo la sua stipula. Prevista una durata di cinque anni e la partecipazione delle destinazioni suddivise su due livelli, sull'esempio del CB di Norvegia, e un budget iniziale stimato di 332 mila euro.
Mario Buscema, presidente di Federcongressi&eventi, e Andrea Babbi, direttore generale dell'Enit hanno ringraziato il ministro per la sua presenza, rimarcando il valore che questa ha nella prospettiva dell'approfondirsi dei rapporti pubblico-privato su cui il progetto si basa.
Renzo Iorio, presidente Federturismo, ha detto che siamo tutti d'accordo sull'utilità del Convention bureau nazionale, ma ciò che balza all'occhio è come siano i privati a metterlo in piedi in un Paese che ha 13mila enti pubblici che si occupano di turismo. "I primi provvedimenti – ha sottolineato Iorio – non possono che essere una revisione immediata del Titolo V, una revisione della fiscalità e un'adeguata visibilità alle bellezze del nostro Paese".
Filippo Donati, presidente Asshotel, infine ha ringraziato Federcongressi&eventi per la data che ha fissato per la nascita del Convention bureau: aprile 2014.