L’Italia non riesce a intercettare i grandi eventi

Focus sul congressuale nel seminario di Ega nell’ambito del World Communication Forum di Milano

Si è parlato di turismo congressuale al World Communication Forum di Milano. Ma soprattutto della difficoltà dell'Italia a intercettare i grandi eventi. "Dobbiamo individuare i nostri selling points – ha detto Emma Aru, presidente di Studio Ega, membro del consiglio direttivo della Piccola e Media Impresa di Unindustria, componente del comitato tecnico Progetto speciale Expo 2015 di Confindustria – le grandi città all'estero vanno benissimo perché sanno proporsi: pensiamo a Vienna, Parigi, Barcellona, Berlino e Madrid. L'Italia invece perdura nelle proprie difficoltà. Quattro i focus: concorrenza internazionale (abbiamo un prodotto forte e dobbiamo solo renderlo appetibile, senza sforzarci di declinarlo alle esigenze della domanda); Brand Italia, che dev'essere forte anche nelle singole realtà locali; alberghi, sede congressuale, trasporti: la filiera congressuale è molto semplice e basica; e infine istituzioni: in Usa le istituzioni sanno fare marketing sulle città. Va da sé che anche in Italia abbiamo bisogno anche dello Stato".
Per Renzo Iorio, presidente Federturismo, "il congressuale è la cartina di tornasole di ciò che non va". "Certamente – ha detto – il settore congressuale è ricco e importante, perché è lì che si riesce a canalizzare il cliente a maggior capacità di spesa. Però è anche la filiera che più mette a nudo i limiti della capacità del nostro Paese di fare sistema. Patisce, fra le altre cose, la cronica assenza di una visione industriale nei nostri alberghi e punti ricettivi, che per una frammentazione tutta italiana e una visione troppo commerciale dell'attività rischiano di essere i maggiori antagonisti di un organizzatore. Questa assenza di sistema si riverbera negativamente sulla qualità dell'accoglienza complessiva. E inoltre c'è l'annosa difficoltà di costruire il sistema-Paese".

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