Nuova stretta sul turismo, gli operatori: ora è il tempo della responsabilità

Tempi sempre più difficili per il mondo del turismo italiano con lo stop in tutta Italia ai luoghi dell’arte e della cultura e con l’altolà del ministero dei Trasporti che ha chiesto ai turisti italiani e stranieri presenti nelle zone ‘chiuse’ individuate dall’ultimo decreto del governo a rientrare a casa, limitando gli spostamenti “allo stretto necessario”.

“Poiché gli aeroporti e le stazioni ferroviarie rimangono aperti, i turisti potranno recarvisi per prendere l’aereo o il treno e fare rientro nelle proprie case”, è l’invito del Mit, che ricorda come nei luoghi interessati del provvedimento del governo “tutti gli spostamenti per motivi di turismo sono da evitare”.

Nel resto del Paese, i turisti “sono tenuti a osservare le cautele indicate dalle autorità sanitarie e le raccomandazioni e le limitazioni valide per la generalità della popolazione”.

Una nuova stretta, dunque, su un settore in ginocchio che gli operatori accolgono con senso di responsabilità. “E’ necessario che chi si trova nelle località di soggiorno, di vacanza, rientri nelle proprie abitazioni. Non è il momento di fare colpi di testa o agire con leggerezza: ci sarà tempo e modo per l’ultima sciata o per l’escursione non necessaria. Tutta la cittadinanza è chiamata a fare uno sforzo”, sospira Ivana Jelinic, presidente della Fiavet. “Il turismo è piegato dall’emergenza coronavirus, i danni sono ormai incalcolabili, la situazione ogni giorno precipita, molte strutture stanno valutando la sospensione delle attività – ammette – ma in questo momento continuare negli assembramenti, negli spostamenti mette ulteriormente a rischio tutto e tutti”.

“Siamo arrivati a un punto in cui il senso civico deve prevalere su tutto: di fronte all’emergenza non possiamo che attenerci alle indicazioni. Un momento dopo, dovremo preoccuparci di come far sopravvivere le aziende, che sono a terra”, le fa eco Marina Lalli, vicepresidente di Federturismo. “Non c’è flusso di cassa, ci sono solo costi, la preoccupazione è ormai come pagare gli stipendi. Ma ora è chiaro che la priorità è ascoltare ciò che ci viene imposto da governo e Protezione civile. Quando avremo fatto tutti la nostra parte, potremo anche chiedere, come aziende, un aiuto indispensabile”.

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